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Proposta di riforma costituzionale. Vietiamo ai senatori a vita di assumere cariche politiche e istituzionali

Creato il 06 gennaio 2013 da Iljester

SenatoCinque senatori a vita (ma potrebbero essere anche sette, otto e così via, aggiungendoci gli ex presidenti della repubblica) costano all’incirca 1 milione e 300 mila euro l’anno. Un’enormità se pensiamo che questa somma sarebbe il reddito complessivo (annuo) di 100 operai con un salario da 1000 euro al mese. Con una differenza: i senatori a vita, solitamente ottuagenari, non producono nulla e non devono mantenere famiglia. Mentre i 100 operai quasi sempre devono mantenere con quel denaro un nucleo famigliare. Dunque, su quel milione e 300 mila euro, ci mangiano non in 100, ma almeno in 300.

Ma tralasciando pure l’aspetto economico, che peraltro si estende a qualsiasi carica pubblica la cui retribuzione è sproporzionata rispetto al contributo dato alla collettività (parlamentari in genere, manager pubblici, consiglieri regionali ecc.), l’aspetto che lascia maggiormente perplessi è la reale utilità del senatore a vita. L’art. 59 Cost. afferma:

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È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica.
Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.

Ebbene, l’ultimo comma afferma che il Capo dello Stato può nominare fino a cinque senatori a vita che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti ecc. ecc. Per carità, letta così la norma avrebbe anche un suo senso, se non fosse che gli altissimi meriti in verità possono essere opinabili e non sempre costituiscono il motivo fondante del conferimento della carica “onorifica”. Mario Monti dimostra questa affermazione. Per quanto ci si sforzi di trovare nella sua carriera politico-accademica gli “altissimi meriti” costituzionali, credo che sia uno sforzo vano.

Ma è soprattutto l’idea che in Italia si diventi parte di una assemblea legislativa per nomina dall’alto che disturba. La sovranità popolare dovrebbe essere totale. Personalmente la estenderei anche al potere giudiziario, con l’elezione diretta del Procuratore Generale. Non dovrebbero esistere senatori a vita, il cui retaggio istituzionale risale all’epoca della monarchia, dove il sovrano si riservava la nomina di senatori di sua fiducia, i cui voti e l’autorità dalla quale promanavano indirettamente, spesso condizionavano i processi democratici.

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La verità è che il senatore a vita non è un valore aggiunto alla democrazia. Di più è il simbolo stesso del potere che si autolegittima, autoconserva e autoreferenzia. In alcuni casi è l’escamotage costituzionale per sottrarre un politico al processo di scelta popolare e attribuirgli la possibilità di fare politica senza doversi confrontare direttamente con l’elettore. Ancora una volta, è il caso di Mario Monti.

Ecco perché se proprio dobbiamo tenerceli, sarebbe (stato) opportuno che la Costituzione vieti (vietasse) chiaramente ai senatori a vita di prendere parte (anche se indirettamente) alle competizioni elettorali e di essere nominati Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio e Presidenti di Camera e Senato. Il senatore a vita faccia il senatore a vita, oppure rinunzi alla carica, per concorrere alla vita politica del paese. Se fosse esistito un simile limite, non avremmo mai avuto un Mario Monti. Forse sarebbe meglio introdurlo.


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