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Quando la strada è quella sbagliata

Creato il 02 luglio 2011 da Dagored
Quando la strada è quella sbagliata (Tremonti-Crosetto, i duellanti)
Pochi giorni fa mi sono soffermato sulla necessità per il governo di affrontare con decisione l'annoso problema delle riforme istituzionali, superando la fase di stallo che per ragioni sia interne ai partiti che lo sostengono, sia provenienti dall'esterno (attacchi giudiziari e mediatici) ne ha ormai da tempo paralizzato l'attività.
A rendere essenziale la presentazione delle riforme non è solo la sopravvivenza stessa del governo, dopo la chiara sconfitta nel voto delle ultime amministrative, ma anche il pericolo che la speculazione finanziaria internazionale possa aggredire il nostro paese, dopo aver spolpato la vicina Grecia.
La mia proposta era chiara e si limitiva in realtà a chiedere che fossero fatte le cose che erano state presentate come programma che la coalizione presentò alle elezioni che la videro vincitrice: abolizione delle Provincie, riduzione del numero dei parlamentari e dei loro emolumenti e benefit, tanto per dare un segnale di austerità a tutto il paese.
Finalmente, dopo qualche settimana, qualcosa sembra smuoversi, anche dopo che l'agenzia di rating Moody's ha messo l'Italia sotto osservazione in vista di un declassamento del rating sul debito pubblico, solo che le proposte fin qui annunciate sembra fare tutto che seguire la via della virtuosità.
Qualche disposizione sulle retribuzioni dei parlamentari c'è, allineandole alla media europea e a una modesta riduzione delle auto blu, ma è scomparso il "contributo di solidarietà dei parlamentari e dei redditi alti", un contributo certamente non risolutivo, ma che avrebbe appunto dato il segnale che si vogliono fare le cose sul serio.
Quando la strada è quella sbagliata
Non so se è bastato il pianto greco del ministro Gianfranco Rotondi, che ha impietosito il collega Giulio Tremonti con la sua impossibilità di far vivere decentemente , col reddito da parlamentare e ministro, la propria famiglia, composta da una moglie farmacista e tre figlie, oltre a sostenere la necessità di coccolare la casta dei politici, specialmente ora che l'elettorato sembra aver voltato le spalle al centro destra.
Dichiarazioni che purtroppo sono state seriamente e che più che altro ci fanno domandare come sia possibile che ci sia ancora posto in parlamento, dopo la riforma elettorale che ha imposto il bipolarismo, di un tizio che grazie solo al fatto di possedere, per ragioni a me sconosciute, il simbolo della ex Democrazia Cristiana possa lucrare un seggio al parlamento e addirittura il ruolo di ministro, seppure in un dicastero minore.
Inutile aggiungere che Rotondi ha solo aumentato la convinzione che si deve invece fare in modo che lui e molti dei suoi colleghi se ne tornino a casa, a cercarsi un lavoro vero.
Che i conti pubblici escludessero la possibilità di abbassare la pressione ficale lo avrebbe capito chiunque sia capace di fare le quattro operazioni base della aritmetica, ma vedere che si è preferito ricorrere al solito aumento delle accise sulla benzina per raccogliere risorse, invece di operare tagli consistenti sugli sprechi della spesa pubblica, non lancia certo un bel segnale all'opinione pubblica.
Che poi un sottosegretario come Guido Crosetto attacchi in continuazione il ministro dell'Economia che la manovra ha ideato con epiteti anche molto pittoreschi, la dice lunga sull'unità del governo.
Oggi peraltro il sottosegretario Crosetto propone come modo per ridurre il debito pubblico la vendita di quello che rimane delle aziende pubbliche: Eni, Enel, Poste Italiane (ha dimenticato Finmeccanica), proponendosi come continuatore delle privatizzazioni di prodiana memoria, che fecero la fortuna degli amici e degli amici degli amici.
Crosetto forse non sa che queste aziende producono utili che ogni anno vanno a rimpinguare le casse dello Stato e si comporta come uno di quei dissoluti rampolli di famiglie agiate che, dopo aver dilapidato il patrimonio ereditato, corrono al Monte di Pietà ad impegnare i gioielli della nonna.
Una situazione imbarazzante, che rischia veramente di riportare Prodi a palazzo Chigi e allora si che le "privatizzazioni" potrebbero ricominciare.
Al panorama desolato offerto dalla maggioranza bisogno poi aggiungere quello di una opposizione semplicemente assente, in preda ad una questione morale interna che solo un ingenuo poteva considerare aliena al centrosinistra, e logorata dai movimenti popolisti e dagli avventurieri capopopolo, con o senza toga.
Pierluigi Bersani in realtà parla molto, anche senza avere l'autorità del vero leader, ma senza realmente sprospettare soluzioni.
Pare che il Pd abbia pronto una proposta di legge per la riduzione dei parlamentari, ma non si decide a presentarla.
Tutto è sempre rinviato alle prossime legislature, ad un domani che non arriva mai.

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