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L'elenco che segue, per questi motivi, non può considerarsi una classifica, semmai, più propriamente, un rapporto di lettura.
Le votazioni (espresse in Carver) sono il frutto del mio personalissimo gradimento.
Vi invito quindi a considerare con le dovute molle i voti che, comunque, mi va di affibbiare.
Magari qualche spunto, quello sì, si può trarre.
In sintesi il 2011 si chiude con 3 capolavori, tanti libri sopra la sufficienza (considerate che quasi sempre gli insufficienti li abbandono prima, cosicché non arrivano a figurare in nessun rapporto di lettura), e alcune inevitabili delusioni.
Olive Kitteridge - Elizabeth Strout (3,4)
Un personaggio speciale, Olive, che veleggia lontano dagli stereotipi letterari, un personaggio nel quale non ti va d'immedesimarti e che ti offre una visione asciutta del suo mondo, un mondo vero.
Senza Luce - Luigi Bernardi (2,6)
Una bella idea, sviluppata con stile e senza fronzoli.
Aria Sottile - Jon Krakauer (3,6)
Per un appassionato come me della letteratura di genere, un testo da divorare. Un documento appassionante.
XY - Sandro Veronesi (1)
Una delusione. Un libro ben scritto, frutto anche di ottima documentazione su alcuni dei temi trattati. E basta. Proprio basta. Trama e epilogo inaccettabili per un lettore. Un libro che elude furbescamente le regole più banali della scrittura. "Niente trucchi da quattro soldi" tuonava Carver, lo sento che si rivolta. Un romanzo che mai nessun editore avrebbe accettato da un esordiente, e questo per me è motivo sufficiente per considerare tempo perso le ore dedicategli.
Che tu sia per me il coltello - David Grossman (3,2)
Il libro più sottolineato dell'anno. Sviluppa una situazione non originalissima (scambio epistolare) in modo ricercato e con una scrittura affascinante. Siete innamorati (ma davvero!)? È la lettura che fa per voi.
Flemma - Antonio Paolacci (2,5)
Un romanzo d'esordio di spessore. Una scrittura fin troppo ricca lo appesantisce un po', per il resto è perfetto.
Crea suspance e non lascia dubbi antipatici al lettore. Ti fa capire alcune situazioni ed evoluzioni della trama senza esporle direttamente e questo è un merito. Sempre se le capisci.
Niente da Capire - Luigi Bernardi (2,9)
È una raccolta di racconti incentrati sul personaggio di Antonia Monanni, un magistrato molto umano. Alcuni dei racconti sono piccole perle che meriterebbero una votazione più alta.
Odore di chiuso - Marco Malvaldi (3)
Il modo in cui questo ragazzo scrive è un piacevolissimo cocktail giallo/ironico. Farà strada, tanta.
Hanno tutti ragione - Paolo Sorrentino (3,5)
Ho già parlato di questo romanzo che secondo me ha una prima parte straordinaria da un punto di vista narrativo (con una prefazione da 4,5), ma poi si perde in una serie di personaggi tutti troppo sovrapponibili.
Canale Mussolini - Antonio Pennacchi (4,2)
Un capolavoro. È una vera forza questo romanzo. Storia vera sullo sfondo, ne senti l'odore e il sapore, personaggi superbamente descritti. Alla fine, la sensazione che ti lascia è che vorresti averlo scritto tu. Maledeto Pennacchi e maledeti i Zorzi vila.
La vita agra - Luciano Bianciardi (2,2)
Un libro amaro, uno spaccato duro e alquanto deprimente. Non ero nel momento giusto per sorbirmelo.
La biblioteca dei morti – Glenn Cooper (1,8)
Intendiamoci è un libro che può piacere e che, comunque, si legge d'un fiato, volendo. Ma anche no. Penso che a vent'anni (i miei vent'anni) mi sarebbe piaciuto parecchio, ma adesso non è più uno stile che mi si confà. Molto mestiere, ecco... ricorda Dan Brown. Ah, e poi c'è un episodio fondamentale della trama spiegato con sufficienza e non accettabile.
La briscola in cinque - Marco Malvaldi (2,4)
Una lettura leggera ma molto piacevole, si sorride, spesso anche si ride.
Il primo romanzo coi personaggi del BarLume, Ampelio & Co., tipi da conoscere.
Deludente la soluzione del giallo, a mio parere molto scontata.
Il gioco delle tre carte – Marco Malvaldi (2,8)
Ancora al BarLume, gli ingredienti sono gli stessi e il risultato più che sufficiente.
Momenti di trascurabile felicità - Francesco Piccolo (2,5)
Niente di che. Belle fotografie di vita vissuta, alcune situazioni anche esilaranti.
Una lettura semplice e nel complesso gradevole, del resto non penso che l'autore puntasse a qualcosa di diverso.
Pastorale americana - Philip Roth (4,3)
Un capolavoro. Non c'è molto da aggiungere. Un bel malloppo di pagine che si fanno ingoiare in fretta. Si parla de Lo Svedese, della sua vita, della sua famiglia, ma nulla è banale.
Il problema più grosso è che quando l'hai finito ne vorresti altre due o trecento pagine.
Le correzioni - Jonathan Franzen (4,4)
Un capolavoro. E non ve lo sto certo a dire io.
Franzen ha una capacità fuori dal comune di entrare dentro ai personaggi, ai loro pensieri, ai loro desideri, alle loro paure e descrive il tutto con maestria, dovizia di particolari e ricercatezza di lessico impareggiabili. E li distingue i personaggi, nettamente uno dall'altro, con le loro peculiarità e le loro anime. È una lettura che richiede attenzione e tempo (le 5 pagine a sera non vanno bene), altrimenti può tendere al pesante.
Lotta di classe - Ascanio Celestini (2,8)
Lo leggi e ti senti nelle orecchie la voce di Ascanio, questo ti aiuta anche un po'.
Storie amare ma con picchi gustosi d'ironia, come piace a me.
Burned children of America - AA.VV. (2)
Nel complesso deludente, contiene un racconto di DFW, l'ho preso in biblioteca solo per quello.
Una vita da lettore - Nick Hornby (n.v.)
Un ottimo stacco tra un romanzo e l'altro. Un lettore coi controfiocchi come Hornby può con venti righe di recensione prenderti a calci nel culo fino alla libreria più vicina per farti acquistare quello che lui decide. E io mi ci lascio pigliare, a calci.
Antologia lama e trama 2011 – AA.VV. (n.v.)
Mi sento di dare un voto (3) solo allo splendido racconto di Giampaolo Simi che apre la raccolta: The Winner Takes It All.
Sotto il crinale e altri racconti - Ernest Hemingway (3,5)
Non stiamo qui per divulgare il verbo. Hemingway è Hemingway, possiamo solo chinare il capo e godere dei suoi scritti.
Arrivederci amore, ciao - Massimo Carlotto (3,2)
Una rivelazione. Titubavo, e invece meritava eccome. Storia a parte è la pulizia della scrittura (e i carveriani sanno di cosa parlo) il suo massimo pregio.
Dritti al punto, senza inutili orpelli. Prevedo di dedicarmi all'Alligatore nel 2012.
L'estate torbida - Carlo Lucarelli (2,6)
Avvenimenti vissuti da vicino dai miei vecchi e spesso sentiti in salse simili nei loro racconti.
Il giallo intreccia la storia in un canovaccio in cui Lucarelli è maestro.
Trilogia della città di K. - Agota Kristof (2,8)
Sulla scrittura niente da dire: un punto d'arrivo.
La trama mi ha lasciato non pochi dubbi e con la lettura della seconda e terza parte s'ingarbuglia forse un po' troppo. Almeno per me. Alla fine la sensazione è che non tutti i tasselli siano andati a posto. Affascinante la prima persona plurale scelta per narrare il primo episodio della trilogia.
La traccia dell'angelo - Stefano Benni (2,2)
Un libro poetico, troppo per il Furio di questo tralcio di vita, con una buona idea (peraltro non originale) sviluppata con esperienza.
È un regalo di mia nipote e l'ho letto su una copia autografata da Benni stesso, con dedica personalizzata e disegno di Lucio Lucertola (da Comici Spaventati Guerrieri).
Storia della mia gente - Edoardo Nesi (2,5)
Saggio amaro sulla crisi dell'industria tessile nel pratese.
Nesi e la sua famiglia avevano un'impresa e in quest'opera Edoardo ne racconta l'origine, l'ascesa e il declino. Alcuni sfiziosi aneddoti letterari impreziosiscono l'opera.
Mattatoio n. 5 - Kurt Vonnegut (2,9)
Un'opera difficile da classificare. È fantascienza reale. È realtà fantastica.
Prende spunto dalla sua vita, Vonnegut, dal bombardamento di Dresda della Seconda Guerra Mondiale, e viaggia libero, con Billy Pilgrim, nel tempo e nello spazio.
Fino a Tralfamadore. In certi spunti mi ha ricordato Salinger.
Volevo vivere per sempre - Sally Nicholls (2,3)
Un libro triste, si piange, da evitare se in depressione o in odore di.
La scrittura è forzatamente semplice (è il diario di un bambino), ma certe riflessioni appaiono eccessive per un bambino dell'età del protagonista.
Open - Andre Agassi (3,3)
Se amate il tennis Andre vi offre un esclusivo sguardo dall'interno, ma è gradevole comunque, seppure in certi tratti appare un po' forzato.
Da un punto di vista tennistico non è che sia di grande aiuto - Agassi odia il tennis! - ma ti spinge ad aggredire quella cazzo di pallina gialla, questo sì.
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