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Sez. Pensione da eroi: Giardini

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SvolgimentoSez. Pensione da eroi: GiardiniEsce sul balcone la mattina presto. Si fascia i capelli dentro ad un fazzolettone e comincia a buttare giù polvere. Spazza e spiuma al sole caldo coperte, tappeti e lenzuola e cuscini che a stare al sole si guadagna in salute. La piega del collo da un lato e l'ombra sopra gli occhi di ciuffi di paglia. Ma sorride. Chissà perché sorride. Non lo capirò se vedo che finita quella casa  infila cappotto e sciarpa e si allontana con dentro agli occhi azzurri   una luce che li fa brillare.Vorrei seguirla, scoprire dove vive. La sua casa linda, tirata a lucido, la immagino  di mobili spaiati, credenze laccate e  blu piene di bicchieri opachi. Molte piante sul balcone, le persiane verdi scrostate.Ma Emma non va a casa. Gira tutta la mattina tra le pulizie delle case degli altri. Pulisce lo sporco del mondo.Il mondo rimane irrimediabilmente sporco.Nessuno le paga il lavoro di una vita.Nessuno, che non alzi la voce, viene ascoltato.Lei non alza la voce. Spiuma al sole caldo coperte e cuscini nelle case degli altri. Ha 80 anni. Pulisce  scale, pavimenti e piatti e torna a casa. Compra pollo, ma solo  alette, latte e pane, il sabato va a ballare. La chiamano Bionda e sorride mentre ripete quel nomignolo così sexy. Il dente affiora tra le labbra, uno solo, degli altri non sa che farsene. Ogni cosa è più lieve se portata con leggerezza. Gira lo sguardo argento vivo mentre le chiedo dei figli: mi risponde che una madre campa cento figli, ma cento figli non campano una madre.
Giro la mattina con il cane tra cartacce e incuria, scopro atri e usci aperti, pianterreni di cui non oso annusare l'aria, camere con letti senza lenzuola, bicchieri ammassati sul frigo e bottiglie di vino. Il vento solleva i veli che schermano quelle viste. Il cane tira il guinzaglio, si ferma, annusa tra un fico e una stella di Natale tirate su d' incanto tra la polvere della strada e l'asfalto, due passi più in là  uno scaffale sorregge due grossi vasi colmi di terra, basilico e odori. Talvolta lo vedo tra le tende intento a bere un bicchiere, oppure mi sbircia senza timidezza, fattosi sull'uscio. Porta una faccia aperta, non so quale pena che lo rende muto, ed io non dico buongiorno, a volte solo lo accenno. Mi piacerebbe chiamarlo per nome, non so come vive, non so il suo nome. Il fico è in ordine, potato, e anche le piantine  spuntano ordinate in filiere. I giardini sono vuoti, solo resti di battaglie notturne, vuoti da riciclo che nessuno ricicla. La mattina è calma, prenderò il caffè.CLA

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