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Snowpiercer

Creato il 01 aprile 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

snowpiercer-locandinaBong Joon-ho e la filosofia del treno perpetuo

Pellicola contraddistinta da un’estetica steampunk e da tematiche profetiche, Snowpiercer (2013) è l’ultimo capolavoro mainstream del regista coreano (d’immenso talento) Bong Joon-ho.

In un futuro non lontano la Terra è interamente coperta di ghiaccio a causa di un errore di valutazione degli uomini, che (per combattere il disastro ambientale) hanno lanciato degli ordigni refrigeranti. A causa di ciò gran parte della popolazione non sopravvive, mentre un consistente gruppo viene fatto salire su un treno, che fa il giro dell’intera Terra in 365 giorni. Naturalmente per mantenere l’equilibrio il potente Wilford ha suddiviso il treno in vagoni, relegando nella coda un numero spropositato di reietti. Dopo 18 anni passati a nutrirsi di blocchi proteici, gli oppressi meditano la rivolta e puntano dritti verso la locomotiva per poter cambiare “rotta” e riappropriarsi del proprio destino.

L’impressione iniziale è che il prodotto diretto da Bong Joon-ho sia un blockbuster dalla trama banale e dalle velleità post-apocalittiche. E invece (pur ostentando qualche banalità e momenti affrontati superficialmente) Snowpiercer è un vero e proprio calderone di idee e di commistione di toni e generi; un autentico film intertestuale, che richiede più di una visione per poterne gustare ogni sfaccettatura e ogni piccolo dettaglio. Difatti ridurre la pellicola del regista coreano a mera metafora dell’umanità (il Treno è il mondo) appare alquanto insultante e superficiale. Perché l’opera contiene numerose sottotrame, livelli di comprensione sempre diversi, che pescano a piene mani dalla cultura occidentale, dalla religione e dalla società. Sono questi i veri motori dell’azione di Snowpiercer, che esibisce echi da arca di Noè: sopravvivenza, selezione naturale, oppressori, schiavi in rivolta, brutalità umana, inganni e ribaltamenti rivoluzionari. Tutto ciò è inserito (e debitamente nascosto) in una vicenda da mainstream, nella quale gli effetti speciali e la complessità interpretativa sono due elementi che vanno di pari passo.

Biblico, mistico, profetico e affetto da un regime totalitario; l’umanità (o quella che ne resta) di Snowpiercer percorre i vagoni in direzione del cuore pulsante dell’universo (la locomotiva) per incontrare il deus ex machina per eccellenza (Ed Harris) e la sua visione del mondo. Tutto ciò è costruito da Bong Joon-ho, che disegna un’ottima confezione da montare e smontare, contrappuntata da una colonna sonora da applausi firmata da Beltrami e da una fotografia che piega l’estetica steampunk in favore di un futuro distopico “post-apocalisse glaciale”.

Ma cosa realmente convince di Snowpiercer? Sicuramente la molteplicità di punti di vista e il doppio interesse di intrattenere e di farsi profondamente filosofico. Evitando di scadere nel patetico, si interroga sulla natura dell’uomo e sulle sorti dell’umanità, che appaiono così cupe, inquietanti e disturbanti. La riflessione in chiave blockbuster è servita su un piatto d’argento. Ora sta allo spettatore decidere se eleggerlo a cult della cinematografia mondiale o relegarlo in un buio dimenticatoio.

Uscita al cinema: 27 febbraio 2014

Voto: ****


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