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Storia di un quadro

Creato il 03 maggio 2011 da Federicobona @Federico_Bona

Storia di un quadroLa canonizzazione di uno scrittore – al pari di quella di un Santo, verrebbe da dire – segue percorsi sempre diversi. Qui è capitato più volte di parlare dei testi di autori di culto scomparsi – David Foster Wallace e Roberto Bolaño, per dirne due (a proposito, quattro giorni fa ci ha lasciati Ernesto Sábato, l’ultimo dei grandi argentini) – o di vere star viventi – Jonathan Franzen è solo il più recente – ma mai, finora, del ritorno di un maestro dopo quasi trent’anni. Ebbene, oggi – per motivi che ignoro e che magari hanno a che fare con banalissime questioni di diritti in scadenza – sembra che il dio delle lettere abbia deciso che è giunto il momento che l’Italia riscopra Georges Perec. Tra le tante opere ripubblicate di recente – più l’inedito La bottega oscura – mi permetto di segnalare questa, davvero poco conosciuta.C’è dentro, in brevissimo, tutto Perec: la sua mania per le classificazioni, la sua passione per gli elenchi, il suo talento per le descrizioni, la sua cultura onnivora, la sua carica iconoclasta, la sua arguzia d’analisi, la sua ironia sottile, il suo genio mistificatore. Molte di queste caratteristiche, tra l’altro, sono le stesse per cui alcuni, pur riconoscendone la grandezza, non lo apprezzano: la minuzia ossessiva nelle descrizioni è probabilmente la principale. Ma il bello è proprio questo: Storia di un quadro può essere usato come cartina al tornasole prima di gettarsi su altri, più impegnativi volumi di Perec. Se vi piace avete il via libera, altrimenti meglio fermarsi lì. La storia è semplicissima: durante un’esposizione d’arte negli Stati Uniti nasce una vera e propria mania per il dipinto intitolato Lo studiolo, che raffigura un collezionista tedesco-americano insieme ai suoi cento quadri preferiti, tra cui lo Studiolo stesso, riprodotto sulla parete di fronte allo spettatore e che perciò ripete sé stesso e tutti gli altri quadri all’infinito. A colpire gli studiosi è la qualità dei dettagli, tale da rendere riconoscibili i quadri, con una lente d’ingrandimento, fino alla sesta scatola cinese. E, soprattutto, il  fatto che alcuni di essi riportino delle piccole variazioni. Si susseguono teorie, studi e ricostruzioni, e con esse crescono la curiosità e il valore dei quadri, che a un certo punto vengono messi all’asta. Basta pensare che tutti i quadri, con le loro descrizioni, la storia di come e quando sono stati dipinti, le peripezie, i passaggi di mano, sono rigorosamente inventati – oddìo, non ho controllato: potrebbe pur essere che ce ne sia qualcuno vero – per ammirare la fantasia iperbolica di Perec. Riletto – da me – a distanza di vent’anni conserva tutta la freschezza e la brillantezza dei grandi classici. Ca-po-la-vo-ro.

Storia di un quadro, Georges Perec (Skira, 104 pp, 15 €)


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