Magazine Cinema

Tutti i santi giorni

Creato il 15 ottobre 2012 da Renzo Zambello

Ho visto ieri sera il film “Tutti i santi giorni”.

tutti i santi giorni
E’ un film che si presenta con così poche pretese,  volutamente  così povero di contenuti e anche dall’aspetto tecnico e la  fotografia che  si toglie da solo dalla competizione: bello, non bello, piace, non piace.

E’ la storia di due ragazzi, Guido laureato amante di letteratura  antica italiana e straniera, vincitore di una cattedra universitaria in America che rinuncia a partire e fa il portiere di notte. Motivo: lui dice, ho più tempo per studiare. Forse è vero ma è vero anche che ha conosciuto Antonia.  Antonia è un po’ più instabile di lui emotivamente. Mentre lui non aveva avuto alcuna altra ragazza prima di Antonia, lei racconta di un passato borderline. Lui legge  tutta  la  notte e poi tutti i santi giorni, quando torna al mattino  sveglia la sua compagna informandola sul santo del giorno e facendo l’amore.  Passa il tempo e,  come nei più scontati cliscé di coppia, al settimo anno, col pretesto di una mancata gravidanza, la coppia scoppia per colpa di lei che fa emergere tutto il suo nucleo nevrotico.  Piange, scappa, tradisce Guido  il quale come una roccia imperturbabile non si scompone e usa tutte le sue forze per recuperare il rapporto.  Non è un santo, fa i conti anche lui con la sua aggressività ma ciò che emerge è la saggezza.  Antonio è un saggio.

Non vi racconto il finale, anche perché penso valga la pena di andarlo  a vedere. Vorrei solo fare una considerazione che non so se era voluta dal regista. Ci si potrebbe chiedere ma cosa ha permesso ad Antonio  di raggiungere un livello così alto di conoscenza interna? Il Film propone almeno due ipotesi, una raccontata e l’altra forse un po’ più nascosta.  Quella raccontata nel film: la famiglia di lui  è  una famiglia positiva. Padre, madre, fratelli, tutti si sono realizzati.  Ma forse, il vero motivo,   un po’ più nascosto e a mio avviso più vero: lui si ciba quotidianamente  della saggezza degli antichi. Trovo l’idea molto Junghiana. Noi non facciamo solo riferimento al nostro vissuto, un po’ come fa la ragazza, provandone in fondo il peso difficilmente superabile ma sprofondando, alimentandoci  di quello che possiamo a ragione chiamare Inconscio collettivo.

di Renzo Zambello

 

Condividi :
  • Twitter
  • email
  • Print


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines