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08/07/11

Da Zdora

Diciamocelo: sono decisamente ridotta uno straccio. E si che mi sono messa a dieta, ho cercato di mantenere la calma, ho risolto un bel po’ di inghippi degli ultimi giorni senza dar segni di cedimento. Mi sono pure fatta fare la manicur e la pedicur senza batter ciglio (ovvero senza inveire contro nessuno per nervosismo). oggi ho persino gestito la situazione camere dei parenti dello zdoro giunti in anticipo di qualche decina di ora direttamente dalla Puglia con furore (alla frase telefonica “sono arrivati. Adesso. Adesso. potresti venire un attimo?” mi sono precipitata tipo tuffo nell’otel designato).
E dire che questa doveva essere la settimana “in cui una sposa deve pensare solo a rilassarsi”: mi mancava solo di trovare la cura per l’aidiesse, stipulare la pace nel mondo e sfamare tutti i paesi del terzo mondo e non mi sarebbe più mancato nulla da fare.le due settimane passate sono state, lavorativamente e psicologicamente, distruttive. Passare la mattina a girare come una trottola, il pomeriggio anche, la notte a impaginare, stampare, decidere, organizzare, scervellarsi mi ha un po’ provata. Ma mettiamoci anche la toccata e fuga a Ferrara di ieri mattina per andare a provare per l’ennesima volta il vestito e litigare perché lo so che queste stecche stanno bene al manichino, ma io NON sono un manichino (cazzo). Mettiamoci che oggi i vari sopralluoghi in villa e chiesa mi hanno lasciato non poche perplessità, prima tra tutte la corsia bianca che zdoru’ vuole mettere per dare luce al percorso fino all’altare (odio tende et tappeti, da sempre). E mettiamoci che lo zdoro mi ha lasciata li’ a sbrigare le cose mentre lui chissà dove se ne andava, mentre io alle sei e mezza di pomeriggio non avevo ancora delle calze decenti da mettere domani.
Pero’ questa serata e’ stata piacevole oltremodo: i miei cugini arrivati da lontano, tutti gli amici di famiglia venuti per un aperitivo che si e’ magicamente trasformato in cena all’aperto, proprio bello. Certo, mi spiace solo che lo zdoro se ne stia a cena coi suoi amici e parenti lontano da me, che dopo mezzanotte non lo posso più vedere se non sull’altare. A proposito: sono le undici e quaranta, fra una ventina di minuti lo chiamo per dirgli che la prossima volta che mi vedrà sarò agghindata come non mai. Comunque. Dicevo. La serata e’ stata piuttosto divertente, ma ora sono proprio in un’altra dimensione. La cosa che mi snerva e’ che a meta’ cena mi sono come spenta, ole’, finit la festa. Le energie sono sotto i tacchi. Il divertimento si ha ora, in quanto non ho per nulla voglia di addormentarmi così presto nonostante crolli dal sonno (se dormo ora, abituata a 5 ore per notte di sonno, mi sveglio nel cuore della notte: voglio vedermi domani a far le 4 di mattina in sto stato). La mamma vede che proprio non voglio dormire, e approfittiamo che il papa’ e’ giu’ a mettere a posto per stare un po’ sul letto a parlare. Fa un caldo bestia, ciononostante mi sorprende con questa nuova teoria che “se si abbassano le serrande l’aria passa più veloce e quindi rinfresca di più. Mah. Sono le undici e tre quarti, dai che fra poco telefono al mio amore, che sta la’ coi suoi.
Silenzio.
Una pianola suona degli accordi.
Mia madre ride e dice “dai, affacciati”.



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