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1. La cura

Creato il 05 dicembre 2011 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su dicembre 5, 2011

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Arturo si sta chiedendo da tempo cosa sia la verità.
Per esempio, una spiga: di un campo immenso lo colpisce proprio quella spiga, come se nascondesse un senso, il ricordo di una campagna dove la famiglia andava in ferie, in una casa sommersa, di notte, dal buio fitto e dal verso inquietante della civetta e dell’assiolo.
Pensa a cose strane: che la verità si generi dentro e poi si covi come un uovo, che necessiti di cure, perché solo con delicatezza può arrivare a maturare, a far uscire all’improvviso un’anatra, un cigno, una gallina.
Pensa che l’universo sia un uovo che Dio ha creato con cura, covandolo dai secoli dei secoli, fino a vederne uscire un uomo che comincia a saltellare e a chiedersi come possa essere felice.
Arturo è uno scrittore: dalla parte opposta della strada abita una donna che si chiama Ester. E’ bionda e ha gli occhi scuri. Non sa perché, ma è certo che quegli occhi contengano un mistero: un dolore, un desiderio, qualcosa che, comunque, in un modo o nell’altro lo riguarda. Un mese fa, addirittura, l’ha sognata. Gli occhi lo guardavano fisso e lui cercava di resistere, ma alla fine sveniva e, cadendo pesantemente a terra, si risvegliava col pigiama zuppo di sudore. Sperava di sognarli ancora, per capire cosa volesse dire il turbamento così intenso, ma non tornavano più, come se avessero detto quello che dovevano e ora toccava a lui covare un’ipotesi qualsiasi, prendersi cura di un’attesa che cresceva, e ogni volta che si affacciava alla finestra si aspettava di vederla, ma Ester non usciva più, forse si era barricata in casa, si era accorta che Arturo la cercava, la studiava, era caduto nel vortice del suo mistero e non c’era più verso di tirarlo fuori. Per questo la spiga si era imposta con quella prepotenza: era la donna che oscillava alle folate di vento, sbattuta da un desiderio inconfessabile, proprio lei, in mezzo a mille altre, e Arturo si chiedeva se la verità non fosse un apparire in primo piano senza alcun motivo, un presentarsi senza nome, passando davanti alla finestra e, al primo incontro, che dico, al primo sguardo, si era già perdutamente innamorato, aveva visto sciogliersi la neve accumulata nel campo di grano, nell’inverno rigido degli impegni che si moltiplicavano, del lavoro che gli toglieva il tempo, gli impediva di mettersi a scrivere, e di cos’altro avrebbe potuto scrivere, adesso, se non della donna bionda, degli occhi scuri che gli erano apparsi in sogno e non volevano tornare, del cigno che era uscito all’improvviso dall’uovo covato con cura, e Arturo pensa che la verità sia proprio il turbamento, lo svanire di ogni pregiudizio, lo svenire di fronte alla rivelazione irresistibile che gli fa scegliere di scendere in strada ed entrare nel palazzo di fronte, perché a un certo punto devi agire, uscire dall’uovo e diventare cigno, o almeno gufo, civetta, barbagianni.


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