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1. Lo specchio

Creato il 15 marzo 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 15, 2012

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Si dà molto da fare, come no: gli ultimi, gli ultimi; gli hanno insegnato che chi conta sono loro, i potenti sono fatti per sfruttare; i poveri,  i mendicanti, gli straccioni, la marmaglia di infelici e disgraziati è fatta per soffrire. Dante è stanco, per la prima volta. Se gli affidano un bambino difficile, avverte una sorta di rifiuto: che può fare per lui? Non è mica Dio. Lo ascolta, fisicamente è lì, ma con la testa è da tutt’altra parte. Pensa a Eleonora, ai suoi capelli lisci, al caschetto dorato che chiama le carezze. I ricordi lo circondano, è rapito in un’altra dimensione: è vero che esistono universi paralleli? Uno specchio in cui si vivono scelte alternative, come dire al bambino che ha davanti: Mario, io sono come te, anzi, ci capisco ancora meno. Cosa ti aspetti, che vuoi che possa aggiungere a ciò che impari dal papà e la mamma? Consolarti? Trovare soluzioni di cui avrei bisogno anch’io? Eleonora, che belli i tuoi capelli! E il bambino che risponde? Ti guarda con gli occhi grandi e neri, mai che dicesse una parola. E’ quello che ti frega: ti guarda e pare che confidi qualcosa proprio a te. Eleonora lava i piatti, col bikini nero. Dante si avvicina ancora un poco. Smettila, non vorrai ricominciare? Non puoi lavarli dopo? Ti guarda fisso, sembra convinto che solo tu, invece, puoi aiutarlo: ha la testa riccia e nera, la pelle scura dei meridionali. Possibile che non possa dirgli, nello specchio: Mario, lascia stare, da me non cavi nulla; c’è gente più brava, non vedi che sto pensando ad altro? No, dopo non c’è tempo. Dante, ormai, aderisce alla pelle di Eleonora che avverte il suo respiro, il battito del cuore accelerato. Non parla, non parla! E’ questo che ti frega. Mi senti? Non m’importa niente: c’è una donna che m’ha piantato all’improvviso, perché mi amava troppo: ti rendi conto? Mi amava troppo! Era gelosa, le avrei messo le corna appena dietro l’angolo, diceva. Le capisci, le donne? Ma che vuoi saperne? Sei un bambino difficile, non sai nemmeno che stai perdendo tempo, con uno come me. Allora, di’ qualcosa! Ora non le sei solo vicino, la premi col peso del tuo corpo, lei si gira e sibila che i piatti, così, non può lavarli. Che peccato! Non vedevi l’ora. Ma ricomincia, versa il detersivo, passa la pezzetta sul coccio colmo di sugo. Oltre la finestra, gli operai lavorano al cantiere. Il mare, in fondo, è una lama di cristallo che sprigiona una luce insostenibile. Mario, non guardarmi così: sono quello dello specchio, me ne vado, torno da Eleonora.


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