All’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, nel cuore dell’Emilia, tra venerdì 29 aprile a domenica 1° maggio 1994 la Formula Uno vive uno dei suoi momenti più tragici. In meno di 48 ore Rubens Barrichello, Roland Ratzenberger e Ayrton Senna sono coinvolti in tre drammatici incidenti. Ma mentre il giovane brasiliano se la cava con un grosso spavento e qualche escoriazione, per l’esordiente austriaco della Symtek e per il tre volte campione del mondo, appena passato alla Williams, non ci sarà niente da fare.
Le incredibili coincidenze, la morte in pista, gli incidenti che si susseguono a stretto giro di posta tolgono a tutti gli sportivi la voglia di pensare ad altro. Anche a ciò che accade quello stesso week end, non lontano da Imola, tra la via Emilia e Milano.
La Serie A è alla vigilia dell’ultima giornata. Lecce e Atalanta hanno già salutato la compagnia, Reggiana, Piacenza (entrambe alla prima esperienza in massima serie) si disputano con l’Udinese l’ultimo posto disponibile nella massima serie dell’anno successivo. Le due squadre emiliane hanno 29 punti, l’Udinese uno in meno. Il calendario prevede Milan-Reggiana, Parma-Piacenza e Juventus-Udinese. Arbitre della contesa saranno dunque tre big che al campionato non hanno più nulla da chiedere: i rossoneri sono già campioni d’Italia per la terza volta consecutiva e hanno già il pensiero ad Atene, dove affronteranno il Barcellona per la finale di Champions; Juventus e Parma sono già qualificate per la Coppa UEFA. Per la regolarità del campionato si auspica un impegno adeguato di tutte e tre le grandi, ma a complicare le cose c’è innanzitutto una finale di Coppa delle Coppe in agguato. Il mercoledì successivo il Parma è, infatti, atteso a Copenaghen per la finale contro l’Arsenal. La Lega Calcio concede così l’anticipo serale addirittura al venerdì 29, ma non obbliga le altre due concorrenti per la salvezza a giocare in contemporanea. Ne esce una non-partita con tanto di 0-0. I parmigiani di Nevio Scala sono in campo in formazione tipo, ma non spingono eccessivamente, il Piacenza si accorge tardi che deve approfittarne per fare bottino pieno. Così il tabellino parla di un’occasione per il biancorosso De Vitis, di una parata di Taibi su tiro del gialloblù Balleri e di un gol annullato giustamente al piacentino Ferrante negli ultimi minuti.
Massimiliano Esposito in azione a Milano
L’ardua sentenza è quindi attesa per la domenica successiva. Le partite iniziano quando Ayrton Senna ha già sbattuto alla curva del Tamburello e il suo elettroencefalogramma è piatto. Alla radio i cronisti di Tutto il Calcio hanno poca voglia di raccontare ciò che accade sui campi di gioco e lasciano spesso la parola all’ospedale di Bologna. Intanto siamo già al secondo tempo. L’Udinese ha perso ogni speranza, perché è sotto 1-0 a Torino, grazie a un gol di Vialli che onora così l’ultima del Trap in bianconero. La Reggiana di Pippo Marchioro, invece, è ancora sullo 0-0 a San Siro e già questo sembra un risultato insperato. Il Milan in campo, però, non ha proprio la formazione tipo. La politica di Capello è chiara: largo a chi non ha giocato tanto (come Ielpo, Nava, Angelo Carbone o De Napoli) e chi se ne frega se dalla partita dipende la sorte del campionato. L’allenatore del Piacenza Gigi Cagni, non la prende bene e a metà ripresa abbandona lo stadio, quasi presentendo che uno spareggio salvifico tra le due neopromosse non ci sarà. Al 71′, infatti, Massimiliano Esposito con un bellissimo diagonale di destro tiro dal limite batte Ielpo e regala ai reggiani la permanenza in Serie A.
Un traguardo meritato per una squadra che durante il campionato aveva fatto dello stadio Mirabello un fortino inespugnabile per tutti, tranne che per il Milan (guarda caso), e che aveva messo in mostra un gioco a zona essenziale, anche se non eccessivamente spettacolare, sfruttando al meglio giocatori d’esperienza come Taffarel, Padovano e De Agostini, ex promesse parcheggiate in provincia dalle grandi squadre come Dario Morello e Lantignotti, esordienti in massima serie come Accardi, Scienza o lo stesso Esposito. Un traguardo meritato, ma che forse sarebbe stato più opportuno raggiungere in modo diverso, magari dopo uno spareggio col Piacenza tutto italiano di Cagni.
Il campo, però, alle 18 circa di quel 1° maggio 1994 ha dato il suo responso. Marchioro[1] sembra quasi scusarsene ai microfoni Rai. Intanto la mente ritorna all’incidente di Senna e all’ospedale di Bologna. Fino alle 18 e 40 quando un bollettino medico mette la parola fine a questa triste e controversa domenica.
federico
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[1] Marchioro è stato il primo allenatore a far giocare il Milan in difesa a zona nella stagione 1976/77. I risultati deludenti convinsero la dirigenza a esonerarlo alla fine del girone d’andata