“Spero quindi che la mia storia conservi, non dico inalterata, ma abbastanza permanente questa sensazione del caos, che io mi diverto a chiamare preilluminista o illuminista, questa piazza che è anche una piazza multimediale.”
1 marzo 2012, ancora tre giorni e avrebbe compiuto 69 anni. Se non fosse stato per quell’infarto che lo colpì in un hotel di Montreux, la cittadina Svizzera nella quale si era esibito la sera prima. Un solo attimo che ha portato via un grande della musica come Lucio Dalla, un cantautore unico nel suo genere, un personaggio che si faceva notare per inventiva, stravaganza, passione per il suo mestiere e per tutto ciò che lo circondava.
Un artista poliedrico che ha lasciato la sua impronta non solamente nel campo musicale ma anche in quello cinematografico, lo ricordiamo recitare in una ventina di pellicole circa e autore di diverse colonne sonore per film, nella pittura, le arti figurative in particolare, nella scrittura di testi universitari, infatti, per circa dieci anni, ha ricoperto il ruolo di docente presso la facoltà di sociologia dell’Università di Urbino Carlo Bo.
Oggi, a distanza di ben tre anni, non ci resta che ricordarlo tramite le sue parole e le sue canzoni che fortunatamente possiamo continuare ad ascoltare dandoci l’illusione che si trovi ancora tra noi.
Per adempiere a questo compito non potrebbe essere più adatto “Gli occhi di Lucio”, libro del 2008 edito da Bompiani, un vero e proprio ritratto artistico del cantautore bolognese arricchito da splendide ed evocative fotografie scattate da Marco Alemanno, il compagno di Dalla.
In questo volume sono raccolti scritti inediti di Lucio Dalla che lo mostrano in ogni sua particolarità: gli inizi della carriera, l’abbandono della scuola, le fasi pre e post Roberto Roversi (scomparso nel 2012 e da Dalla definito ‘maestro nell’aspetto pedagogico e sociale’), l’importanza della religione, l’intendimento della bellezza, la percezione di Lucio Dalla da parte degli altri, colleghi ed amici, la comunicazione, l’amore per la musica. Ed è bellissimo il poter scorgere riflessioni estemporanee di Lucio Dalla, su diversi argomenti. Esprime il suo parole sui networks, sul Grande Fratello, sulla televisione di oggi, sui film che gli hanno cambiato la vita.
“Non ho mai avuto obiettivi nella mia vita; mi divertiva questa idea di non sapere cosa avrei fatto né quale settore avrei occupato. Mi piaceva andare a scuola, e fu una sorta di obbligo non andarci più, ma non ci riuscivo perché cominciai a vivere da professionista già a quindici-sedici anni. Poi ebbi la leggerezza e la pazienza di aspettare che le cose accadessero dentro di me, perché il segreto era accettare la grande trasversalità che vivevo fin da ragazzo, e soprattutto trovare le ragioni per le quali i miei cambiamenti sarebbero stati connessi con la mia visione caotica del futuro.”
Per Lucio Dalla era poi fondamentale il pubblico che egli percepiva come la ragione per la quale da una vita scriveva, quella gente che da una vita lo seguiva e lo amava. Ed importante era anche il rapporto tra il futuro, sempre presente nei suoi testi, e il passato che lo portò ad occuparsi della “Tosca” di Puccini.
“Chissà chissà domani/ su che cosa metteremo le mani/ se si potrà contare ancora le onde del mare/ e alzare la testa/ non esser così seria, rimani.//” (Da “Futura”, 1980)
Punto d’incontro dei pensieri di Lucio Dalla sempre e solo l’amore nel suo significato più ampio. E questo è il sentimento che in effetti prevale in ogni sua canzone su tutto il resto. Amore corporeo, ultraterreno, amore per la vita, per la natura, per la musica, per l’arte in generale.
Lucio Dalla ha trascorso una vita a reiventarsi di continuo senza mai abbandonare la sua essenza più profonda che è poi quella che ancora oggi è rimasta depositata nei cuori di chi lo ha amato e che continuerà a farlo. Canzoni profonde, talvolta ironiche, sempre ricche di significato che volteggiano nell’aere nonostante Lucio Dalla non vi sia più fisicamente.
Le sue note difficilmente svaniranno, così come l’immagine di Lucio Dalla con il suo ormai celebre zucchetto di lana.
“Prendi il cielo con le mani/ vola in alto più degli aeroplani/ non fermarti./ Sono pochi gli anni forse sono solo giorni/ e stan finendo tutti in fretta e in fila/ non ce n’è uno che ritorni./ Balla non aver paura/ se la notte è fredda e scura/ non pensare/ alla pistola che hai puntato contro./ Balla alla luce di mille sigarette e di una luna/che ti illumina a giorno.//” (Da “Balla Balla Ballerino”, 1980)
Written by Rebecca Mais