Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 24, 2012
da qui
Ha tutti i soldi della gita: non c’è problema, quindi. Questo gli sembra troppo, in ogni caso. Non ha mai visto un hotel simile a questo: letti sospesi in aria, luci soffuse che gli pare di stare in discoteca: quanto costerà una notte? Chiama la portineria: mi serve un computer con urgenza. Due minuti e arriva l’inserviente con un Mac, ultimo modello. Accende, entra nella posta, clicca su scrivi. [email protected].
Cara,
non posso più stare senza te. Qui succede di tutto. L’ultima è lo schiaffo a una signora che mi dava il tormento coi gatti di pietra e le tabaccherie. Sono fuggito. Mi trovo in un albergo per ricconi, con i letti sospesi e le luci stile disco. Torna, ti prego, dove sei? Questa volta non farò più errori.
tuo
Amerigo
Si arrampica sul letto, si stende e dopo un minuto si addormenta. Ha mal di testa, la signora è lontana, il gatto starà pietrificando altri turisti col suo sguardo fisso. Entra nella tabaccheria, chiede le Winston blu, quante? una stecca, i soldi non mi mancano. C’è un internet point da queste parti? guardi, proprio qui dietro. Non manca niente, c’è perfino il bar, un caffè, si può fumare? no, fa niente, si dirige al tavolino, gli schermi sono quelli di una volta, l’importante è che funzionino, accende, posta in arrivo, da Futura.
Ne è passato di tempo, ma vedo che per te non conta. Io vado avanti, ci credo fino in fondo. Conosci i problemi del lavoro, assunzioni precarie, licenziamenti in massa, l’ipocrisia senza fine dei borghesi. Ho deciso di agire. Non posso scriverlo qui, magari la posta è controllata, anche se nessuno sa chi sono. Voglio agire. Se i politici fanno orecchie da mercante e la società si arrocca in favore dei potenti, non resta che una soluzione: la violenza. Non sono l’Albachiara di una volta; anzi, sono quella, ma più determinata, non voglio dire cinica, ma decisa a tutto. Se vuoi stare con me, preparati all’azione più rischiosa. Chiudo qui, non mi piace chiacchierare.
Alla prossima.
Futura.
Amerigo ha lo sguardo incollato sullo schermo azzurrino appeso al muro. Il gestore dell’internet café si avvicina per capire qualcosa del cliente immobile da mezz’ora circa. Appena se ne accorge, ad Amerigo scappa una bestemmia: come si permette di leggere la posta? Non ho letto nulla, ma il tavolino si deve liberare. Se pago, ci devo poter stare. Le bestemmie non sono bene accette. Va bene, quant’è? Mi lasci in pace. A proposito, che ci fa quel gatto di pietra in cima alla colonna?
Si sveglia all’improvviso: ha ancora nella bocca il sapore del caffè, la luce azzurra del computer d’altri tempi.