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10 mila firme per la lingua piemontese

Creato il 22 giugno 2011 da Lapulceonline

anziani vecchiLa petissiòn pupular “Piemuntèis ufissial” – prumòssa dal Muvimént cultural “Giuventura Piemuntèisa” e sustnija da 19 grùp e assuciassiòn ad tüt èl Piemònt – l’hà superà el 10.000 firmi.

La petissiòn, oltre a la discussiòn immediata del diversi prupòsti legislativi depusitaij da ‘n bèl pò an Consiglio Regiunàl e an Parlamént, la ciama a la Regiòn Piémont ad dès da fè an tüt èl sedi istitussiunàl per la tutela dla lengua piemuntéisa e per u sò inserimént ant l’elenc del lengui minuritàri garantij da la lég 482/99.

El 26 utuber pasà, dadnòn al Consiglio Regiunàl, u ij’è stacc in incontér per ricunòssi ai Piemuntèis l’auturisassiòn uficiàl dla sò lengua e dla sò identità. La lengua piemuntéisa l’è parlaja da pü ‘d trei miliòn ‘d person-ni, l’è ricunussia “lengua autonoma” dall’UNESCO e dal Consiglio d’Europa.

Scritto da Piero Archenti in dialetto alessandrino, che però precisa: “Non si può far salire al rango di lingua un dialetto. Non si potrà mai imporre ai tortonesi, che pure sono piemontesi, di modificare il loro dialetto in favore del torinese. Perché così è. In Piemonte, così come in tutte le regioni italiane, i confini regionali non collimano affatto con i confini linguistici. Tanto è vero che Ovada ha il suo dialetto molto prossimo al genovese così come Novi Ligure. Non parliamo poi del mandrogno, un dialetto circoscritto in un’area ben delimitata ad un tiro di schioppo da Alessandria“.


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COMMENTI (1)

Da Gioventura Piemontèisa
Inviato il 22 giugno a 23:00
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Il signor Archenti, che ha ripreso parte del nostro comunicato, avrà senz’altro anche visitato il nostro sito, e siamo certi che non ha trovato affatto parole come “imporre” o “modificare”. Noi siamo per rispettare la realtà storica e culturale del Piemonte, e non ci auguriamo affatto che un Tortonese possa un domani abbandonare la lingua che parla sua madre; tutt’al più che la rispetti di più e, di conseguenza, continui a adoperarla, impari a scriverla e la trasmetta ai suoi figli. Non siamo certo noi quelli che vogliono tagliare la lingua in bocca alla gente. E’ scorretto dire cose che non pensiamo. La realtà è che il piemontese è patrimonio di tre milioni di persone, e di ciò bisognerà prenderne seriamente atto e adeguarsi alle raccomandazioni europee in materia. Certo che, scritto così, caro signor Archenti, il bellissimo piemontese della sua città sembra davvero un dialetto… Eppure, come tutte le lingue, il piemontese possiede la sua bella e secolare grafia tradizionale, capace di rispettare tutte le varianti locali. Varianti che possiede l’85% delle lingue del mondo, compreso l’inglese, il francese e il tedesco; figuriamoci le lingue che sono state volutamente tagliate fuori dall’ufficialità e dall’informazione. Il romancio del Cantone dei grigioni rispetta visibilmente (nella toponomastica e sulle insegne dei negozi, per esempio) le proprie varianti, e nessuno se ne scandalizza. In romancio trasmette la radio e la tv, lo si insegna a scuola e c’è addirittura un quotidiano. Ma noi Piemontesi, evidentemente, tendiamo a farci piccoli, e questi sono i risultati. Come mai non si ricorda che il piemontese si parla anche in Liguria (p.es. Cairo) e in Valle d’Aosta, piuttosto? E che dire di come parlano in Lomellina? Piuttosto il signor Archenti incominci a collaborare col nostro sito, scrivendo articoli nel suo bel piemontese, quello di sua madre e (speriamo) dei suoi figli. Saluti Gioventura Piemontèisa