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10 riflessioni personali su 10 criptici pensieri

Da Jolanda
10 riflessioni personali su 10 criptici pensieri

I love your blog

Oggi ho letto questo post. Ci ho riflettuto su un po’ e vi scrivo qui sotto le mie personalissime riflessioni.

Sopra in corsivo, riporto le frasi del post originale e sotto scrivo i miei pensieri. Sarebbe carino che poi nei commenti ognuno dicesse la sua!

1 Se vieni pagato per fare qualcosa, sei dipendente o consulente, mai indipendente. Come lo sarà il tuo giudizio sulla cosa, anche agli occhi degli altri. Quindi: se parli di (diffondi in giro) qualcosa in cambio di qualcosa, questo rientra nel baratto, e giuridicamente nei contratti commerciali.

OK. E infatti io trovo che il blogger che decide di farsi pagare per scrivere qualcosa, dovrebbe sempre segnalarlo nel post (Trasparenza verso i propri utenti). Così facendo saranno i lettori a scegliere se leggere il post o meno…

2 Se scrivi sul tuo blog cose che non scriveresti se non fossi pagato (o barattato), stai facendo advertising — nel posto sbagliato. Corollario: e il tuo committente sta comprando pubblicità, non contenuti, e se è intelligente, dovrebbe pagarti a CPM o CPC.

Ne ho già parlato altre volte sul mio blog. Se ho dei lettori affezionati, questi presumo mi conoscano un po’. E allora credo che capiscano benissimo anche quali sono i prodotti a me affini. Esempio superpratico: se dico che mi piace una borsa perché è verde, o perché c’è sopra Kermit, chi mi conosce sa che sono sincera. Se dico che adoro una borsa firmata, ecco probabilmente mi farebbero una pernacchia.
Quello che non capisco è perché i blogger debbano venir considerati tutti degli sciocchi che ingannano i loro utenti, rischiando di perderli, per qualche euro.
Io son convinta che chi in rete lavora bene, sa benissimo che esiste un equilibrio da rispettare. E chi lavora bene, sa rispettare benissimo questo equilibrio.

In quanto al fatto di fare advertising nel luogo sbagliato, io ritengo che ogni blogger sia proprietario del suo blog dentro al quale può decidere di fare ciò che vuole. Se quel che vuole è advertising, ebbene, sono fatti suoi. Non è il luogo giusto e neppure quello sbagliato. E’ il luogo del blogger: punto e basta. Solo lui sa che cosa vuole metterci dentro e finchè lo fa nel rispetto degli altri, non ci vedo nulla di male. Il lettore resta sempre libero di scegliere che blog leggere. Il blogger gestisce il suo spazio e il suo successo o meno sta nelle sue mani…

3 Corollario del corollario: stai trasmettendo spot alla tua audience, non contenuti. E si noterà. Se scrivi davvero per i tuoi lettori (o i tuoi amici e contatti), dovresti mostrare anche il lato negativo dell’esperienza, anche se all’azienda non piacerà.

Se anche non si dovesse notare, secondo me il blogger dovrebbe avvisare i suoi utenti. L’ho scritto sopra, è questione di trasparenza. Nei post andrebbe sempre scritto che un’azienda ha invitato ad un certo evento o inviato un certo prodotto. Su questo sono molto decisa.

4 Se invece ai tuoi lettori questo non interessa, i tuoi lettori sono probabilmente tuoi colleghi, non veri utenti del servizio/prodotto che recensisci.

Può anche darsi. Ma purtroppo non credo esista ancora un metodo per capire esattamente “chi” ti segue e legge i tuoi post. O forse sì e io non lo so (il che è anche molto probabile). A naso direi che chi segue un blog lo fa o perché conosce il blogger, o perché trova interessante quello che scrive e i temi che tratta. E qui si torna all’equilibrio di cui parlavo prima: sta all’abilità del blogger mantenere alto l’interesse per i propri post. Io personalmente seguo alcuni blogger e non mi sognerei mai di smettere solo perché ogni tanto mettono qualche post sponsorizzato (specie se mi avvisano prima che è un post sponsorizzato).

5 Questo gioco funziona finché il committente non misura i risultati concreti.

Probabilmente questo è vero in alcuni casi.  Son convinta che la misurazione dei risultati di post e di banner vada fatta in modo diverso tra loro e che questa non è una grande novità posto che anche nella comunicazione classica vanno misurati diversamente advertising, publicity, PR, ecc. Detto questo ritengo le operazioni ben fatte di blogger engagement funzionino e si prestino alla prova dei risultati cocreti

6 Se pensi prima agli inserzionisti che ai tuoi lettori, allora sei poco più di un volantino o di un uomo sandwich.

Ma, non darei delle definizioni, parto dal presupposto che nella vita ognuno può fare quello che vuole: se è trasparente e rispetta quelli che gli stanno intorno merita comunque rispetto. Quindi se uno scrive pensando prima agli inserzionisti, l’unica cosa che penso è: peggio per lui. Ho già detto più sopra che il “bravo” blogger gestisce benissimo l’equilibrio tra post spontanei e post più o meno sponsorzzati.

7 Se invece lo scrivi nei canali del committente, sei un copywriter (a baratto)

E’ un’offesa essere un copywriter? E poi magari uno inizia barattando, ma poi pian piano riesce a far capire il suo valore e a farsi anche pagare… L’apprendistato, la vendita promozionale, la prova prima dell’acquisto non sono cose nuove inventate dai blogger

8 Se usi un servizio gratuitamente in cambio di una promessa vaga di scriverne in futuro, sei un tipo di giornalista molto diffuso.

Ecco questo mi piace. Diciamolo che i blogger non sono i primi a ricevere servizi in cambio di vaga promessa di diffusione della notizia.

9 Esiste qualcuno che può fregare Google. Ma non sei tu.

Su questo non c’è dubbio alcuno!

10 Quando tutto diventa format, la concorrenza è sul prezzo. Quando la concorrenza è elevata, il prezzo tende a zero.

Vero anche questo. Ma se uno vale davvero, secondo me alla lunga viene fuori. Ci saranno sempre tanti blogger che scriveranno per poco nulla, specie se a inizio della loro esperienza su web. Ma quelli più esperti, se davvero bravi, saranno in grado di tirar fuori dalla rete il meglio e di riuscire anche a vivere guadagnando da quello che scrivono e fanno in rete (direttamente o in via indiretta).

Non fraintendetemi: non voglio dire che chiunque apra un blog, prima o poi guadagna. Sto dicendo che chi apre un blog, ci crede sul serio, segue una passione, ci lavora duro (lavoro vero, ore ogni giorno, non qualche minuto!) e ha un pizzico di fortuna, può anche riuscire a fare del proprio blog e della sua presenza in rete un lavoro. Lavoro che non necessariamente sarà di scrivere solo post a pagamento per aziende o brand. Ma potrà sfociare in collaborazioni, networking, relazioni… Tutto quello che la rete ti può offrire se sai usarla bene, cogliendone le opportunità e curando la tua reputation!

Sapete come si dice, vero? “Larga la foglia, stretta la via…”
:-)


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