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100 consigli pratici per fotografare meglio/9

Da Marcoscataglini

9.Il trucco più semplice per fare una foto migliore è: avvicinatevi al vostro soggetto!
100 consigli pratici per fotografare meglio/9 Lo affermava Robert Capa: “se la vostra foto non è abbastanza buona, è perché non eravate abbastanza vicini”! Detto da lui che, unico fotografo, si è trovato in mezzo ai combattimenti durante lo sbarco in Normandia, assume un certo significato! Ma è una frase che può anche assumere un valore generale, laddove per “abbastanza vicino” si deve intendere “abbastanza coinvolti”. Insomma, se non partecipate a quanto sta accadendo (o non accadendo) davanti ai vostri occhi, sarà difficile ottenere un risultato degno di essere ricordato. Anche la più statica delle foto di paesaggio, anche quella realizzata con un potente teleobiettivo, richiede partecipazione e coinvolgimento, almeno emotivo. Bisogna sentirsi "dentro" il nostro soggetto e non starsene al di fuori, come semplici spettatori. Fateci caso: le foto che funzionano meno sono appunto quelle in cui il fotografo sembrava, per così dire, "distratto" mentre scattava, in cui la scena ripresa appare separata dallo spettatore da un velo di noia, visto che non c'è quella viva emozione che ci fa dire "il fotografo era là, davvero". Certo, fisicamente il fotografo era in quel punto e in quel momento a inquadrare e premere il pulsante di scatto della sua fotocamera, ma emotivamente e psicologicamente non c'era, era altrove, a pensare a come comporre l'inquadratura, a come "sviluppare" la foto, o semmai a come utilizzarla, a come venderla, o chissà cos'altro. La lezione di Capa è proprio questa: lui era dentro la storia che raccontava, ne faceva parte, ogni sua foto è, di fatto, una sorta di autoritratto, perché il fotografo si fa testimone non di qualcosa che accade davanti a lui (magari a una certa distanza) ma intorno a lui e, verrebbe da dire, dentro di lui. I ritratti dei prigionieri tedeschi, dei soldati che combattono, dei feriti, delle vittime civili, che vagano per le città sventrate dalle bombe e così via, sono -nel caso di Bob Capa- così potenti, così sconvolgenti, proprio perché quegli sguardi erano rivolti verso il fotografo, non solo verso l'obiettivo, era il fotografo a soffrire con loro, a sentire il proprio corpo percorso da quelle ansie, da quelle paure, da quell'adrenalina che spingeva Capa a buttarsi da un aereo col paracadute, senza averlo mai fatto prima, solo per essere là dove ciò che a lui interessava fotografare avveniva davvero. E badate, questo non vale solo per un genere fotografico così al limite come il reportage di guerra. Ansel Adams, il più grande fotografo paesaggista di tutti i tempi, aveva lo stesso coinvolgimento con i suoi soggetti, anche se erano solo rocce, acqua ed alberi! Migliaia, centinaia di migliaia di persone hanno fotografato gli stessi posti ripresi da Adams, ma nessuna delle loro foto possiede la stessa potenza di quelle del grande autore americano. Perché? Perché loro fotografano per affermare "sono stato qui", e le loro foto sono solo la più o meno corretta rappresentazione di uno sfondo. Sono foto vuote, morte, inespressive come tanti ritratti che affollano il web, su Flickr o Facebook. Quali storie vorrebbero raccontare? Qual'è il loro livello di coinvolgimento? Cosa sanno davvero del loro soggetto? Essere fotografi migliori, significa non essere semplici spettatori, ma attori nella scena che si riprende. Una sfida difficile, ma inevitabile se si vuol essere dei bravi fotografi....

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