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Be’er Sheva è un città costruita nel deserto, come tutto ciò che è umano, anche se la distesa infinita della sabbia, il sole a picco, il silenzio carico di vento e di ricordi sfuggono a volte alla coscienza, e restano i grappoli di grattacieli, lo snocciolarsi delle arcate, l’ondeggiare delle palme accanto ai pozzi.
- Sono preoccupato, Shime’on.
Il cartello in tre lingue è ingoiato dalla distesa incandescente, arginata all’orizzonte da una catena montuosa mezzo cancellata da una foschia improbabile.
- E’ la prima volta, da quando ti conosco.
Il cielo è una massa bianca che a una certa altezza si decide a tingersi d’azzurro.
- Siamo a un bivio: sento voci di rivolta, di corsa agli armamenti. I popoli ricorrono un sogno di libertà represso troppo a lungo.
I palazzi, dal fiume, hanno l’aria di un fantasma coricatosi per tirare il fiato.
- Hai lanciato un messaggio che non può tornare indietro.
La carovana di cammelli trasporta il peso indigesto della storia.
- Ascolta, Shime’on: tu sai qual è il rischio del potere. La pietra può costituire l’inciampo e il fondamento, nello stesso istante. Affido a te le chiavi della vita: non cercare sicurezze al di fuori del vento, della sabbia, del sole che batte sui monti ai confini del deserto.
Il ponte turco sul Be’er Sheva, sputa o inghiotte la massa d’acqua inferocita.
- A volte sembra un’utopia.
Che differenza c’è col flusso d’auto che entra nella pancia di ville e grattacieli?
- Dovrai vigilare perché l’oro non prenda il posto della porta aperta, l’apparato non sostituisca l’entusiasmo.
Chi distingue, da lontano, una pietra miliare da una lapide?
- Ho paura di essere schiacciato, la storia va in un’altra direzione.
Di che colore sono gli occhi del futuro?
- C’è un verme che divora il potere dal di dentro.
La città è un intestino arrotolato su se stesso: manda bagliori di fanali, di insegne commerciali.
- Non ho il tuo carisma: come farò a convincere la gente?
Le case sono stelle che gareggiano tra loro; si riconosce il balenio di Aldebaran, il riflesso ambrato di Alpha Centauri, lo scintillio di Betelgeuse.
- Non si tratta di convincere, semmai di spogliarsi, di imparare dal deserto la lezione del silenzio, d’informarsi dal cielo sul prezzo della libertà.
Vista dall’alto, la città è un astro nell’universo di pietrisco e sabbia: solo il futuro potrà dire se sia la fiaccola vivida di Antares, il faro deciso di Arturo o il riverbero incantevole di Altair.