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11. Cancellazioni

Creato il 10 settembre 2010 da Fabry2010

11. Cancellazioni

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Leopoldo si è ripreso dalla sbornia, e capisce di aver sognato tutto, però è contento della soluzione che il Calvino fantasma gli ha offerto il giorno prima. Non che sia rassicurato pienamente: e se davvero il romanzo fosse condannato? Se la sua breve vita finisse qui, dopo le prime undici pagine? Che direbbero di lui, che traccia lascerebbe del suo passaggio tra la gente? Decide di agire, di compiere qualcosa che rimanga: la cosiddetta buona azione, oggi caduta in disgrazia, e soggetta a verifica continua. Dopo Freud, bisogna assicurarsi che non sia l’imposizione di un superego severo, o un masochismo mascherato, o una captatio benevolentiae, o una sublimazione del complesso di Edipo. A Leopoldo, in questi casi, viene il mal di testa, per cui decide di tagliare corto: compirà una buona azione e basta, il bene per il bene non ha fatto male mai a nessuno. Si ricorda di un giovane abbandonato due volte dai propri genitori: prima quelli di sangue e poi quelli adottivi. Completamente sbandato, diagnosi di schizofrenia, incapace di adattarsi al mondo: per queste e altre ragioni, Leopoldo si è guardato bene, finora, di recarsi in suo soccorso; ma ora che il romanzo potrebbe essere interrotto, sente urgere un compito umano non più procrastinabile. Compone il numero telefonico del giovane: nessuna risposta. Non si lascia scoraggiare, cerca di ricordare l’indirizzo, sale in macchina e via, di corsa verso la casa popolare dove il ragazzo abita da solo. Suona il campanello e attende. Nessun segno di vita. Una vecchietta sdentata, di quelle coi vestiti a fiori che non si capisce da quanti anni resistano ai lavaggi, gli si avvicina e chiede:
- Chi cerca?
- Ma è chiaro, cerco Tomas.
- Tomas non c’è.
- E dov’è andato?
- E’ andato al nord.
- Al nord dove?
- A Milano.
- Ha l’indirizzo?
- Non so neanche bene dove stia, Milano. Perché non gli telefona?
Leopoldo la guarda di traverso:
- Non risponde nessuno.
- Riprovi, magari stava al bagno.
Leopoldo ricompone il numero. Al terzo squillo sente la voce di Tomas, esagerata come sempre.
- Signor Leopoldo, è la Provvidenza che la manda, l’albergo di Milano mi ha appena presentato il conto: sono duecento euro. Me li manda?
Leopoldo chiede di passargli il direttore, gli spiega tutto, ed è pronto ad aspettarsi il peggio. Il direttore sussurra al telefono:
- Mi sa che oggi farò la mia buona azione quotidiana.
Leopoldo si mangia le mani: possibile che gli vada tutto male? Come farà a evitare di finire nel nulla, vittima di una storia che lo vuole cancellare a tutti i costi?



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