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11. Lo stesso

Creato il 25 marzo 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 25, 2012

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E’ uscito dalla chiesa con la luce della vetrata ancora dentro gli occhi. Non gli bastano più le parole del prete: c’è qualcosa da fare urgentemente; magari è la delusione d’amore che fa nascere rivoluzionari in ogni angolo del mondo. Ma che ne sa, del mondo? Vuole solo cambiarlo, non gli piace com’è adesso. Lo fa anche per Mattea, per mostrarle che la verità è più forte di tutte le menzogne; si accorgerà di che cosa è capace. Altro che chiesa, altro che omelie della domenica. Arriva alla stazione senz’accorgersene. Il pullman è lì, un animale bianco a strisce rosse, pronto a ingoiare i naviganti in fuga dai vortici della tristezza. I sedili azzurri sembrano fatti d’acqua. Si adagia sul poggiatesta scuro e pensa a quello che farà nella nuova situazione. Basterà cambiare posto, abitudini, amicizie? Ma quali amicizie? Le donne che ne hanno fatto un idolo? I coetanei invidiosi e timorosi di perdere la donna di turno, innamorata dei suoi occhi di zaffiro?
- Fuggi anche tu?
Ha i capelli lunghi e ondulati, quasi ricci, due occhi che paiono chiudersi da un momento all’altro, eppure gli entrano dentro come frecce arroventate.
- Chi ti ha detto che fuggo?
Non riesce a stare nei limiti del corpo, come dovesse esplodere in un bacio, una carezza, una risata.
- Si va a Parigi solo per fuggire.
Filippo non ha voglia di parlare, ma la giovane seduta accanto a lui è di quelle con cui è difficile tacere.
- E tu da cosa fuggi?
Le labbra grandi si atteggiano a un sorriso, ma lasciano intuire un dolore trattenuto.
- Le ho provate tutte: l’arte, il lavoro, la giungla del volontariato, ma alla fine eccomi qui, con un pugno di mosche.
Si concentra sulla mano che si apre e chiude come una corolla. Si aspetta che compaiano le mosche stecchite con le zampe all’aria.
- Cosa intendi fare?
Lo chiede stancamente, è abituato al sapore amaro della delusione.
- Vado all’avventura, qualsiasi cosa è meglio del presente.
Involontariamente fa il confronto con Mattea. Diverse, certamente, ma ognuna con un fascino speciale.
- Pensi che il futuro sia migliore?
Riappare il sorriso un po’ forzato, si accorge che il seno ha un sussulto impercettibile.
- Il futuro è rischio, movimento. Ho bisogno di cambiare.
Si sente meglio, ma il motivo non saprebbe dirlo.
- In che albergo vai?
Non sa neanche perché gli chiede questo.
- In rue Berthollet, numero 20.
Non è possibile, è lo stesso suo.


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