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112. Il sicomoro

Creato il 27 agosto 2011 da Fabry2010
112. Il sicomoro

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Dall’orto degli ulivi si scorge la distesa bianca delle tombe, la città dei morti, invidiabile per il silenzio intangibile e sovrano, l’atmosfera di accordo, di rispetto, come se solo la fine potesse abbattere il muro dell’orgoglio, la tensione infinita di vendette e antagonismi.
- Pagare o non pagare? E’ giusto che il peso della crisi ricada su quelli che non possono difendersi? La gente si rivolge a noi, c’interpella per scegliere una linea di condotta.
Oltre le tombe ci sono gli alberi, la terra, la natura che palpita e respira, la città delle linfe e della resina, degli insetti e della polvere, che condivide con il cimitero l’agitarsi frenetico dei vermi, il logorio del tempo che attorciglia i tronchi, strappa le foglie dai rami all’apparire dell’autunno.
- Dovremmo chiedere a Yehochoua.
Oltre la zona verde c’è la città dei vivi, il pullulare di case, vicoli, negozi, uomini e donne che rosicchiano dall’osso della vita un brandello di armonia, un’ombra incerta di felicità.
- Non essere ingenuo, Matityahou, l’hai preso per un economista? Lui s’intende di spirito, la finanza è nostra.
Solo dall’orto degli ulivi si può avere la visione esatta degli strati della vita, dell’inizio e la fine delle cose.
- Non mi piacciono le separazioni: l’uomo completo ha un’idea sul mondo nella sua interezza.
I tronchi contorti suggeriscono che nell’inizio c’è la fine e la fine è un nuovo inizio.
- Dobbiamo agire, Andreas. Bisogna cogliere il momento opportuno della storia, la presa di coscienza dei giovani che vogliono toccare con mano il rovesciamento delle sorti promesso dai profeti.
Qui si concentra l’energia che si propaga alla distesa dei sepolcri, alla cinta di alberi, al brulichio della città.
- Non hai torto, Yehouda: il rischio è che i potenti della terra si coalizzino per troncare sul nascere l’emergere del nuovo.
E’ come il cartello sul Nebo che indica la direzione per Gericho, Ramallah, Hebron, il Mare Morto.
- Ben detto, Yaacov, è l’ora dell’azione. Ricordi cosa disse il Mashiah? Chi ha un mantello, lo venda, e si compri una spada.
Come il Muro Occidentale, che contiene la mappa di tutti i desideri.
- Ma disse anche: rimetti la spada nel fodero.
Come Qubbet-es- Sakra, nei cui mosaici si può leggere l’ordito di ogni sogno.
- Shime’on, sei più realista del re. Dicono che il Mashiah preparasse la rivolta nelle ultime ore della vita. Allora fallì, e noi dobbiamo riprendere l’impresa, portarla finalmente a termine.
Come il sicomoro su cui salì Zaccai, imparando che per alzarsi in volo bisogna scendere nel cuore della terra.



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