Magazine Cultura

118. Pensaci

Creato il 02 settembre 2011 da Fabry2010
118. Pensaci

da qui

Sono seduti a un tavolo austero, in una sala bianca; sulla parete in fondo è appoggiata una bandiera.
- Parlaci di te.
Il fiore, in primo piano, copre una parte minima della città: eppure crea un effetto singolare, come ogni cosa osservata attraverso un filtro o da un’altra prospettiva.
- Non fare il misterioso, conosciamo nei dettagli la tua predicazione.
E’ una ginestra? Perché intenerisce tanto la pianta abbarbicata tra le rocce?
- La gente si esalta, non capisce che deve fare i conti coi nostri carri armati.
Il vento che la piega riesce a trasformare pensieri e sentimenti.
- Sei furbo, Yehochoua, ma noi più di te. Sappiamo che a Roma hai fatto scena muta.
Le case, da quassù, sono nidi d’insetti, minuscoli e compatti.
- Ti illudi di andare avanti indisturbato, ma noi ti seguiamo, passo dopo passo.
Yerushalayim, la sposa del mondo, pronta per le nozze.
- Ti sei insinuato nella mente dei popoli col tuo messaggio demagogico, la tua favola di libertà.
La donna ha lo sguardo pensieroso, le labbra socchiuse sembrano sul punto di parlare.
- Ti prendi gioco delle istituzioni, anche le più sacre; al tuo passaggio, tutto si svuota dal di dentro.
Gli uomini pregano con la testa bassa, dondolando.
- Stai giocando col fuoco, ma attento: il fuoco brucia.
Il soldato spinge la fronte contro l’avambraccio, a che starà pensando? Alla guerra, alla donna, ai suoi bambini?
- Hai scelto di non trattare col potere, ma attento: il potere può schiacciarti.
Il rabbino con barba e occhiali cammina rapido verso la sua meta; quale? C’è ancora una meta, in questo mondo?
- Vogliamo distoglierti da un’impresa assurda, convincerti che è solo un’utopia: non conviene morire per ideali scadenti come i tuoi.
Gli anfibi, sull’asfalto, fanno un rumore sordo, impercettibile; ce la faranno ad arrivare al regno?
- Apprezziamo la bellezza delle tue parole, gli orizzonti che lasci balenare. Il problema è che sappiamo cosa si nasconde dietro la scenografia di cartapesta: la rivoluzione, la violenza, l’anarchia.
Il bambino con la maglia a righe sta succhiando il gelato, mentre la mamma guarda in lontananza; esiste ancora qualcosa di vicino, esiste il prossimo?
- Stai mandando i tuoi discepoli al macello e tu stesso hai i giorni contati: non ti sembra un prezzo troppo alto, un costo eccessivo per foraggiare un’illusione?
Il pane è sul banchetto, l’uomo aspetta che la gente si avvicini; verrà il giorno in cui sarà di tutti,  anche di chi non ha denaro?
- E’ un peccato che tu debba morire: un uomo col tuo fascino, col tuo carisma. Perché non ti dedichi a una causa più onorevole? Pensaci, Yehochoua.
La ginestra si piega, lentamente; per un momento si vede la città, le mura, la fascia dei cipressi; l’azzurro del cielo è uno sguardo che sembra parlare, rispondere qualcosa.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine