11/9 alla Rai: un’ora di teorie di complotto sconclusionate. E il contraddittorio degli esperti dov’è?
È terminata poco fa una puntata sconcertante di La storia siamo noi in cui il conduttore, Giovanni Minoli, ha dato spazio esclusivamente a una miscellanea incoerente di asserzioni pescate dal vecchio repertorio dei complottisti.
Non mi soffermo qui a elencare la montagna di errori tecnici dilettanteschi, di traduzioni fasulle e di vere e proprie panzane costruita da Minoli: per questo ci saranno altre occasioni. Pongo solo un dubbio deontologico, da collega a collega. Perché Minoli ha dato spazio solo alle tesi cospirazioniste e non ha interpellato e fatto parlare neanche un esperto del settore per sapere se le tesi presentate sono tecnicamente plausibili? Che so, un vigile del fuoco, un ingegnere strutturista, un esperto di demolizioni? Non si usa più il contraddittorio?
Ma la cosa più patetica è la “verità alternativa” senza capo né coda che emergerebbe dalla narrazione di Minoli se qualcuno avesse il pelo sullo stomaco di collegare i puntini e mettere insieme le varie asserzioni presentate acriticamente da questa puntata di La storia siamo noi. Io ci ho provato.
Secondo quanto raccontato da Minoli, i terroristi c’erano davvero e il governo Bush li lasciò fare. Usarono davvero degli aerei di linea contro le Torri Gemelle, che però, siccome magari colpire un grattacielo con 120 tonnellate d’aereo che lo trapassano e riversarvi dentro 34.000 litri di carburante potrebbe non bastare a innescare un incendio devastante, erano anche state minate preventivamente di nascosto con la termite da una ditta privata, presso la quale lavorava solo gente omertosissima. La termite produsse esplosioni anche se non è un esplosivo, distrusse per prima cosa le colonne centrali anche se dai video si vede che crollarono per ultime, ed esplose alla base delle torri anche se il crollo iniziò in alto.
Nel terzo edificio crollato, il WTC7, due testimoni udirono esplosioni, ma uno di loro fu eliminato per zittirlo, lasciando invece sbadatamente in vita l’altro. L’edificio fu distrutto per far sparire 4000 pratiche della commissione di controllo sulla Borsa, perché usare un distruggidocumenti pareva poco efficace e nel crollo di un edificio non c’era alcun rischio che qualche documento scottante volasse fuori e venisse ritrovato.
Al Pentagono, invece, i terroristi che prima c’erano (ed erano così fessi da andare negli uffici governativi a chiedere prestiti per comperare aerei) non c’erano, perché non c’era l’aereo di linea dirottato, secondo le tesi raccontate da Minoli. Anche se non ha nessun senso usare aerei alle Torri Gemelle ma non al Pentagono, fu tutta una sofisticata messinscena, nella quale però gli autori pensarono bene di fare un buco nel Pentagono di dimensioni assurdamente insufficienti e si scordarono di lasciare in giro rottami d’aereo identificabili.
La passione per i buchi troppo piccoli contagiò anche la falsificazione del quarto aereo, quello che sarebbe caduto in Pennsylvania. In realtà era tutto finto, tutto falsificato maldestramente facendo una buchetta nel terreno e ficcandoci qualche rottame.
Bush sapeva tutto in anticipo, tanto che vide il primo schianto prima di chiunque altro, ma invece di cogliere l’occasione di atteggiarsi ad eroe impavido perché sapeva di non essere un bersaglio, fece la figura del rimbambito standosene imbambolato in una scuola a leggere la storia di una capretta alla scolaresca.
Non fa una grinza.
Se qualcuno vuole approfondire l’argomento, Undicisettembre.info è sempre a disposizione, con i dati tecnici e le interviste a chi era sul posto e vide come andarono realmente le cose. Se qualcuno vuole mandare una mail di civile richiesta di un contraddittorio con esperti, l’indirizzo di La storia siamo noi è [email protected].
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.