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La “malandrina” che ruba i soldi a Pompei

Creato il 20 settembre 2013 da Albertocapece

popmelandriMentre il patrimonio artistico del Bel Paese va alla malora, sacrificato ai demoni dell’austerità, alla idiozia feroce del ceto politico, ai fantasmi maligni delle privatizzazioni, la commercialista Giovanna Melandri per anni ago della sex balance tra Baffino e Walter, ottiene un finanziamento di cinque milioni di euro l’anno per il suo Maxxi, quella specie di museo, bazar, scuola di cucito e di origami che finora  stato uno dei costosissimi corpi morti di Roma. Naturalmente tutti soldi sottratti alla manutenzione di schifezzette provinciali come Pompei o villa Adriana e alle assunzioni per farvi fronte . Tutto pur di non lasciar a piedi la Giovannnona mano lunga e il suo salottino bene di anime morte e culi al caldo.

Tanto più che la veterana non può certo vivere della lauta pensione da onorevole che non le lascerebbe troppo spazio per coltivare il mal d’Africa e dopo aver placato le proteste per la sua nomina al maxxi con la promessa di andare “totalmente gratuitamente” due avverbi di raro cesello, pochi giorni fa ha riunito il consiglio di amministrazione con all’ordine del giorno il proprio stipendio: la promessa valeva solo un anno, ha sostenuto con una faccia tosta incredibile. Stipendio che sarà ovviamente vicino ai 200 mila euro perché nonostante il museo trabocchi di personale e di un curatore cinese, la Melandri  rimane essenziale per garantire soldi che di certo le esangui e bizzare esposizioni del Maxxi non possono garantire. E questo con un museo che non ha ancora chiarito cosa vuole essere a parte una vetrina di birignao pseudo artistici della stessa malandrina Melandri. Del resto il cugino Giovanni Minoli aveva già distrutto il  museo del Castello di Rivoli, dev’essere una tradizione di famiglia.

Gli stessi che blaterano di mercato, di iniziativa, di merito, di privato e quant’altro,  magari alle feste del Billionaire, sono i primi a ritenersi del tutto al di fuori di queste orazioni della sera e si attaccano come ventose alla clientela, ai soldi pubblici, rendendo la propria incompetenza e nullità funzionali alla carriera.

L’episodio, uno dei tanti che infestano la nostra vita, ci mostrano un ceto politico che è  già oltre la casta, che  diventuto ormai clan o loggia massonica dove se un membro incappa in qualche difficoltà va sostenuto comunque a tutti i costi e messo in posizioni di rilievo anche senza alcuna reale competenza o merito, cosa assai facile visto che comunque paghiamo tutti. E così come Berlusconi pretende di essere al di sopra della legge, i colleghi pensano di essere al di sopra del merito e delle proprie capacità. Al di sopra dei cittadini e del Paese visto che non si esita a togliere soldi già scarsi da capitoli fondamentali per finanziare i costosi hobby dei “fratelli” e delle “sorelle”.


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