Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 26, 2012
da qui
Che sia questo il centro del mondo? Una stanza da letto? Da quando Veronica e Romolo hanno preso a frequentarsi, la loro vita è cambiata. In un primo momento, la passione li ha travolti; si sono stupiti di quante cose sia possibile scoprire nel corpo dell’altro, oltre che nel proprio. I punti sensibili, le parole più efficaci, le carezze più tenere. A poco a poco, le sensazioni più vive si sono trasferite alla lettura. Dopo essersi fusi in una sola carne, persi nelle reazioni imprevedibili dell’altro, attenti a ogni dettaglio in apparenza impercettibile, sono passati alla seconda fase: ognuno nella sua parte di letto, con il libro in mano. Stabiliscono una regola: leggere lo stesso romanzo contemporaneamente. Romolo ha il problema di sempre: si blocca e infila tra le pagine un altro segnalibro. Appena se ne accorge, Veronica gli chiede di resistere, di leggere almeno un’altra pagina. Lui sbuffa, a volte impreca, torna il Romolo intrattabile della cartoleria, quello che se la prende coi commessi nevrotici senza sospettare che la nevrosi potrebbe essere la sua, incapace com’è di superare ostacoli, pronto ad arrendersi e cercare altrove il filo che ha smesso di convincerlo. Ma lei è decisa:
- Se non continui, me ne vado.
Lui suda, trema, addirittura; l’interruzione del libro è un rito che lo rassicura, lo persuade che nessuno potrà costringerlo a percorrere una strada, si percepisce come quello dei sentieri interrotti, degli itinerari tronchi, dell’eterno ritorno.
- Non ce la faccio.
S’impunta come un mulo, anzi, come la mucca che ha visto immobile nel cortile della casa di montagna, dopo aver perso il contatto con la mandria.
- Non ci credo.
Da dove è cominciato tutto questo? Quale ostacolo lo ha convinto a fermarsi, nella notte dei tempi? Quale trauma lo ha sospeso per sempre a metà di un’azione e gli ha impedito di godersi lo sviluppo della trama? Perché nessun intreccio è così avvincente da coinvolgerlo? Quale meccanismo gli fa chiudere gli occhi di fronte alle svolte della vita, come a quelle dei libri? Cosa ha visto al di là della curva, mentre correva con la bici dietro alla bambina di cui non avrebbe mai saputo il nome?
- Vuoi fare ancora l’avvocato?
- Ho cambiato idea.
Era corsa via e per giorni e giorni non si videro. Romolo si disperò: aveva perso la voglia di studiare, se ne stava a letto, a guardare un disegno africano di animali. Fissava per ore le figure geometriche marroni e beige, chiedendosi che senso avesse ciò nella sua vita. Accumulava i libri, cominciava e si fermava sempre, a volte dopo poche righe. Passò un mese e la incontrò in libreria, appollaiata trionfalmente dietro la cassa verde. Rimase a bocca aperta.
- Non parli? Ho cambiato idea, voglio fare la commessa.
Da quel giorno non ci mise più piede. Gli sembrava un tradimento. Perché si era seduta sul trono del suo regno? Perché gli aveva rubato la possibilità di vita che ancora gli restava? Lasciò un segnalibro sul bancone e sparì veloce nel sole tiepido di fine marzo.