Nell’ultima horror night e quindi prima di far tornare il mio blog alla normalità (ci saranno alcune novità non temete!) vorrei dedicarmi al racconto che grazie all’adattamento cinematografico di Tim Burton ha reso celebre un grande, ma dimenticato, della letteratura americana: Washington Irving. Senza stare ad annoiarvi con la sua biografia, mi basta accennare al fatto che amava viaggiare e in ogni luogo in cui si recava cercava di assimilarne leggende, storie, miti e credenze popolari. Proprio da queste credenze nasce questa raccolta di racconti. Non farò polemiche sul fatto che la casa editrice abbia puntato tutto sul racconto di Sleepy Hollow tanto da spostarlo al primo posto (in origine non era il primo della raccolta), ad aver cambiato il titolo (Il libro degli schizzi è il titolo vero) e ad aver usato il bel Johnny nella copertina. [Si sa che l'obiettivo primario è sempre quello di vendere il più possibile.]
Premettendo che AMO il film di Tim Burton tanto che me lo riguarderei per la centesima voglia, la prima cosa che mi ha stupito del racconto è la sua brevità. Come poteva Irving raccontare tutti gli avvenimenti che ho visto nel film in così poche pagine? Semplice, tutti quegli avvenimenti non esistono!
La trama è breve e concisa, addirittura si perde in descrizioni abbastanza lunghe sul luogo e sulle specialità culinarie per almeno un terzo del racconto. La vicenda vera e propria si svolge in così breve tempo che potrei riassumervela tutta in due righe ma non la farò in modo da invogliarvi comunque a leggerlo! Protagonista è Ichabod Crane, maestro di scuola che si innamora della bella Kathrina Van Tassel corteggiata già dal famigerato Brom. Niente agenti di polizia, niente omicidi, niente malocchi e/o incantesimi protettivi.
La vera differenza con il resto dei romanzi letti in questo mese sta nel fatto che dopo aver narrato di questi eventi soprannaturali e misteriosi, Irving dà una spiegazione del tutto logica e razionale agli avvenimenti, tanto da far svanire il terrore suscitato nel lettore.
Davvero molto diverso dalla trasposizione cinematografica (resta comunque da ammirare Rick Heinrichs per aver trasformato un così breve racconto in quel piccolo capolavoro, meritatissimo il suo Oscar) qui non ci sono alberi dei morti ma uno strano albero su cui venne impiccato un soldato e niente “streghe” ma spiriti femminei che si aggirano nei boschi. Una lettura piacevole che va giudicata separatamente dal famoso film o dal recentissimo telefilm.
Voto: ★★★✰✰ e mezza!
Livello di paura: ☠
[...] Un’aria sognante e intorpidita sembra avvolgere questo luogo, impregnandone l’atmosfera. Alcuni dicono che il posto sia stato stregato da una specie di medico-mago, ai primi tempi dell’insediamento; altri che un vecchio capo indiano, stregone o mago della sua tribù, vi celebrasse i suoi riti prima che il paese venisse scoperto dal capitano Hendrick Hudson. Certo è che il luogo sembra davvero preda di un incantesimo, che strega la mente dei suoi onesti abitanti, i quali se ne vanno in giro sempre come trasognati. Qui, tutti sembrano bendisposti verso ogni sorta di eccentrica credenza, vanno soggetti a estasi e visioni, vedono spesso cose strane e sentono nell’aria musiche e voci. L’intera zona pullula di leggende popolari, luoghi infestati dagli spiriti, e scure superstizioni. Stelle cadenti e meteore infuocate attraversano questa valle più spesso che qualsiasi altro luogo di queste campagne e la giumenta della notte, con i suoi nove figli, sembra averla eletta quale luogo preferito per le sue scorrerie.