Ci sono vite il cui racconto meriterebbe di trovarsi nella sezione “epica” di biblioteche e librerie, anziché in quella cosiddetta delle “biografie”. La sua è una di queste.
Sarà che sono cresciuta con un papà juventino che mi ha sempre trasmesso l’importanza dell’ onore e del saper essere nobili dentro prima che da titolo o reddito, sarà che fin da bambina quando lui parlava in qualche intervista, non si sa perchè, c’era sempre qualcosa dei suoi interventi che rimaneva impresso. Sarà che la mia è sempre stata una famiglia Fiat addicted perchè bisogna sostenere il “l’industria italiana prima di quella straniera”.
Pesci e quindi quintessenza dell’estro potremmo definire i suoi orologi sul polsino, la sua eleganza personalizzata e appariscente pur sempre discreta, il suo amore per la mediazione, la passione per la sua Juventus, i nomignoli creati per ognuno dei suoi pupilli, l’amore per la bella vita e al tempo stesso le telefonate ai collaboratori delle 6 del mattino. La barca a vela con i Kennedy, i rapporti stretti e confidenziali con i maggiori leader politici e pensatori di tutto il mondo. L’amore per l’arte. L’arte anche di saper essere industriale.
Fu intensa la sua vita, e c’è una cosa che mi fa particolarmente effetto: la sua morte viene ancora ricordata e celebrata dai Torinesi, dagli Italiani, e dagli operai.
Perché, seppur con le proprie contraddizioni e in maniera fors’anche controversa, un Signore tutti lo ricordano.
GIANNI AGNELLI è NATO IL 12 MARZO 1921, SOTTO L’ARTISTICO SEGNO DEI PESCI