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123. Un terrorista

Creato il 07 settembre 2011 da Fabry2010
123. Un terrorista

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La video conferenza è diventata un’abitudine: si parlano come fossero nello stesso luogo tanto è realistica la disposizione nello spazio, i tre schermi che corrispondono perfettamente ad altrettanti posti intorno al tavolo.
- Reagiamo bene: la diplomazia ha preso contatto con le frange ribelli e sta offrendo aiuti economici e sociali. L’inserimento dei capi in posti di lavoro redditizi spunta le armi alla corrente degli insorti.
- Anche noi abbiamo attivato le risorse disponibili: coinvolgimento maggiore dei movimenti nella missione ad gentes, proposte ecumeniche allettanti, elezione di vescovi locali. Pare che funzioni: perfino i bollettini della rivoluzione mostrano soddisfazione e apprezzamento.
Una colonna di fumo nero si solleva dalle case, come un fantasma menagramo o una monaca uscita dal convento.
- La gente comincia a comprendere che è solo un’utopia, la follia di un poeta maledetto.
- Sogni che danneggiano la nostra pastorale: ormai, nelle parrocchie, non si parla che di rinnovamento, di non indottrinare più i fedeli, di passare dal lavaggio del cervello a una proposta che giunga dritta al cuore. I programmi pastorali sono messi in ridicolo: preparati a tavolino, dicono, lontani dalla vita e quindi inutili.
- Gli argomenti, dalle nostre parti, sono il crollo dei muri, la convivenza senza restrizioni, la libertà di aggregarsi e circolare. Di questo passo, si prenderanno la terra e ci proscriveranno.
L’elicottero sgancia ordigni come pacchi viveri: vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male.
- Abbiamo fatto di tutto per convincerlo, ma ora il pericolo è eccessivo; mina la certezza del diritto, insinua il tarlo del dubbio, distrugge la nostra immagine agli occhi della gente.
- Si è messo in testa di cambiare il mondo, il suo motto è kenegdo, occhi negli occhi: dice che niente vale quanto il contatto personale, lo scoprirsi fatti della stessa carne.
Malati, medici, infermieri sono bloccati dentro l’ospedale.
- Insegna che il Palazzo soffoca ogni segno di vita; secondo lui, la persona che frequenta le stanze della Curia si trasforma in una larva, un parassita.
- E’ un anarchico; vogliamo dirlo? Un terrorista.
Un’ala ha preso fuoco; all’esterno ci sono cecchini, carri armati.
- Basterebbe poco per integrare i suoi princìpi: gli abbiamo proposto di coinvolgersi nei centri del potere, di discutere su progetti a lungo termine, ma sembra allergico alle pianificazioni articolate; crede in altri metodi, o forse in nessuno.
- L’amore! E’ un bambino che gioca con le favole; ma a suon di legnate crescerà: non si fa così con i mocciosi?
Sparano a qualsiasi cosa che si muova.
- Signori, c’è qualcuno che chiede di entrare.
- Chi è?
- Si chiama Yehouda, un uomo di Kerioth.



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