1. Sulle ragioni che avrebbero spinto Benedetto XVI alla rinuncia dell’ufficio petrino ci tocca sentire le ipotesi più fantasiose, mentre la più banale pare sfugga a tutti: si tratta di un 86enne che soffre da tempo di seri disturbi cardiocircolatori e che in anamnesi ha almeno tre episodi di ischemia cerebrale (Roma, 1988; Bressanone, 1992; Les Combes, 2005). Molto probabilmente morirà per gli esiti di un infarto o di un ictus, ma chi può garantire che non entri in coma e ci rimanga per mesi o addirittura per anni? Da ogni punto di vista, ma soprattutto sul piano giuridico, si tratterebbe di una situazione assai più complicata di quella data oggi con la sua rinuncia.
2. «È immaginabile una situazione nella quale Lei ritenga opportuno che il Papa si dimetta?». Molto citata, in queste ore, la risposta che Benedetto XVI dà alla domanda postagli da Peter Seewald in Luce del Mondo (Libreria Editrice Vaticana, 2010 - pag. 53):
3. Accade ogni volta che muore un Papa, non fa eccezione un Papa dimissionario: si tende a dimenticare che merda d’uomo sia stato, chiudendo un occhio sui suoi difetti e costruendo virtù inesistenti. In questo caso, retroproiettando la rinuncia, si è arrivati a dire che non volesse diventare Papa, dimenticando quanto aveva rivelato suo fratello: «Joseph l’aveva sempre sognato, fin da quand’era bambino» (Süddeutschen Zeitung, 21.4.2005) [...]