Il 13 aprile 1970 sull’Apollo 13 esplode uno dei serbatoi d’ossigeno
Erano le 21:13 dell’11 Aprile 1970 quando l’Apollo 13 partì per la missione omonima da Cape Canaveral, la terza che aveva come destinazione la Luna e una tra quelle più famose nella storia dell’aerospazio. La sua fama, nelle previsioni dei progettatori, avrebbe dovuto essere legata al terzo allunaggio, ma la storia dell’Apollo 13 è celebre a causa di un guasto tecnico entrato nella storia. Il 13 aprile, appena 55 ore dopo il decollo, esplose un serbatoio d’ossigeno all’interno della navicella. Quel giorno di 45 anni fa, il mondo udì la celebre frase: “Houston, abbiamo un problema”.
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L’Apollo 13: la storia
La missione Apollo 13, con la navicella omonima, faceva parte del cosiddetto programma Apollo, che si svolse tra il 1961 e il 1975 e portò gli USA ad eseguire i primi allunaggi alla fine degli anni Sessanta. Il primo sbarco sulla Luna risale al 20 luglio 1969, durante la missione Apollo 11, e fu seguito da altre sei missioni, che terminarono nel 1972. Originariamente, il programma avrebbe dovuto essere un seguito del “Mercury”, almeno secondo le previsioni dell’amministrazione Eisenhower. Le cose andarono però diversamente, e nel 1961 il presidente Kennedy annunciò all’America la modifica della missione Apollo, diretta verso il primo sbarco sulla luna dell’uomo. La prima missione Apollo fu lanciata senza equipaggio, denominata Apollo 4 e lanciata in orbita il 9 novembre 1967. Precedentemente, il 27 gennaio, la navicella dal nome Apollo 1 aveva preso fuoco nel corso di un’esercitazione. Fu l’Apollo 11 il primo a sbarcare effettivamente sulla Luna, con a bordo l’astronauta Neil Armstrong, il 20 luglio 1969. La successiva missione, la numero 12, vide le prime immagini a colori del satellite orbitante intorno al nostro pianeta.
A quel punto, l’entusiasmo per le missioni nello spazio era ormai consolidato, entusiasmo contrastante con l’interesse inizialmente assai blando del mondo politico verso l’esplorazione del cosmo. Il 14 novembre 1969 fu la volta del lancio di Apollo 12, colpito per ben due volte da un fulmine ma che non riportò danni compromettenti. L’anno successivo sarebbe stato lanciato in orbita l’Apollo 13, uno dei lanci più celebri, soprattutto a causa del guasto che costrinse la navetta a fare ritorno sulla Terra, e che sarebbe diventato il soggetto di un film di Ron Howard nel 1995.
La partenza, il guasto, il ritorno
L’annuncio della composizione dell’equipaggio dell’Apollo 13 e dell’Apollo 14 fu dato dalla NASA il 6 agosto 1969. Il primo comandante designato era Alan Shepard, in seguito sostituito dal collega James Lovell a causa di un problema all’apparato uditivo. Questa possibilità segnerà per Lovell anche un importante traguardo: sarà infatti il primo uomo ad essere stato nello spazio per ben quattro volte in altrettante missioni. I piloti del CSM (modulo di comando, denominato Odissey, una sorta di crudele ironia) e del LM (modulo lunare, soprannominato Aquarius) erano rispettivamente Ken Mattingly, in seguito sostituito da John L. Swigert, e Fred Haise. Per il Back up Crew, o equipaggio di riserva, erano stati scelti gli astronauti John Young nel ruolo di comandante, Jack Swigert come riserva del modulo di comando e, infine, Charles Duke per il modulo lunare.
Il lancio della navetta Apollo 13 ebbe luogo dalla località di Cape Canaveral, in Florida, l’11 aprile 1970, alle ore 19:13:00 GMT. I problemi sembrarono iniziare già allora, con alcuni problemi dei motori causati dalle oscillazioni pogo, rapidamente risolti. Esattamente 55 ore dopo, il 13 aprile 1970, il Mission Control ricevette via radio uno dei messaggi più noti della storia. Contrariamente alla traduzione italiana comunemente usata, il messaggio inviato da Swigert non fu “Houston, abbiamo un problema”, bensì un leggermente diverso “Okay, Houston, abbiamo avuto un problema.”
Il problema, come appurato dai successivi studi sulla navicella, fu causato dallo scoppio di uno dei serbatoi dell’ossigeno, il numero 2 del modulo di servizio. In una sorta di macabra ironia, appena una decina di minuti prima dell’incidente, Kerwin aveva dichiarato: “Lo spacecraft è in ottima forma. Ci stiamo annoiando da morire, qui.” L’esplosione avvenne subito dopo un’operazione di miscelamento dell’ossigeno, operata attraverso un ventilatore: all’apertura dei serbatoi, un cavo scoperto di collegamento con il miscelatore provocò una scintilla che causò lo scoppio del numero 2, come già ricordato, e il danneggiamento del numero 1. Si appurò inoltre che, nei mesi precedenti il decollo dell’Apollo 13, il numero 2 aveva subito degli urti, che lo avevano danneggiato più di quanto si fosse creduto inizialmente. Due settimane prima del lancio, durante la prova generale del conto alla rovescia, uno dei tubi di drenaggio era uscito dalla sua posizione originale, impedendo al serbatoio di svuotarsi completamente dell’ossigeno liquido. Per non ritardare il lancio, si decise di riscaldare l’ossigeno per farlo fuoriuscire. Quest’operazione causò tuttavia il surriscaldamento e la bruciatura dei termostati e del rivestimento isolante in teflon, che fu la causa principale del danno all’Apollo.
La perdita di ossigeno di entrambi i serbatoi impedì l’allunaggio, ma gli astronauti riuscirono comunque a riportare l’Apollo sulla Terra. Attraverso una traiettoria di ritorno libero, l’Apollo si avvalse del campo gravitazionale della Luna per riuscire a invertire la rotta. Per riuscire a respirare, in mancanza di ossigeno, gli astronauti adattarono i filtri del modulo lunare.
Il 17 aprile 1970 l’Apollo 13 riuscì infine a raggiungere l’Oceano Pacifico.
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