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13° giorno: Brauronia e rientro ad Atene

Creato il 08 novembre 2011 da Comeilmare
Brauronia

Brauronia

Stamattina a Nafplio sembrava che nessuno servisse la colazione, infatti in ogni bar in cui ci fermavamo i baristi ci avvisavano che non si poteva fare colazione (anche in quelli nei quali l’avevamo fatta nei giorni scorsi!) Mah… alla fine ci siamo ritrovati al porto per poter bere un caffè e una spremuta. Un simpatico micetto ci ha fatto compagnia finché non ce ne siamo andati. Nafplio è piena di gatti; la sera, lungo le tavolate dei ristoranti in strada, non è affatto difficile vederne anche quattro o cinque che si rincorrono o cercano cibo. I gatti greci sembrano tutti magri e piccolini… da Delfi a qui non ne abbiamo visto nemmeno uno grasso quanto la nostra Candy (ok, lei non è proprio uno sfilatino, ma i mici di qui sono proprio mingherlini).

 

Pagato l’albergo e salutato il simpatico proprietario mezzo cieco, ci siamo messi in marcia per Atene. Passando per Korintos, abbiamo visto lo stretto omonimo… peccato che sia talmente stretto che non ho fatto nemmeno in tempo a fotografarlo. Come al solito, qui in Grecia, c’è penuria di indicazioni e cartelli stradali persino in luoghi rinomati come questo.

 

Superiamo Atene esternamente perché dobbiamo riconsegnare la nostra Pollon in aeroporto, ma prima ci concediamo un’ultima tappa archeologica. A circa 35 km da Atene sorge Brauronia (Vavrona) microscopica cittadina dall’importante passato religioso. Si tratta dell’antica Brauron, sede del più importante santuario della Dea Artemide. Qui le giovani ateniesi venivano iniziate, con un rito di passaggio, all’età adulta. Il rito misterioso prevedeva che le bambine fra gli otto e dodici anni passassero alcuni giorni al santuario per imparare il culto di Artemide. Alla fine del “seminario” eseguivano la danza dell’Orsa, vestite con tuniche color zafferano, imitando le movenze di un orso, animale sacro alla Dea.
Tali celebrazioni prendevano il nome di brauronie e si tenevano ogni quattro anni in primavera. Del tempio non rimangono che le fondamenta, mentre la parte ancora in piedi è costituita dalle colonne della Stoà nella quale le bambine eseguivano la danza. Sono ancora ben visibili i basamenti dei dormitori, la casa sacra in cui vivevano le sacerdotesse, la tomba di Ifigenia (figlia di Agamennone e sacerdotessa del culto); un ponte del quarto secolo A.C. e un cumulo di pietre che un tempo costituivano l’altare. Ben conservata, almeno esternamente, è la cappella bizantina di San Giorgio. A guardarla ci si chiede cosa stia lì a fare… è posizionata di lato al tempio, un po’ nascosta, sembra quasi messa li per fare dispetto all’antico sito pagano. Non è in una posizione di primo piano, ne è particolarmente interessante dal punto di vista architettonico o di culto. Un fastidio per gli occhi e la sensazione di mancanza di rispetto per l’antico luogo religioso.

Artemide

Artemide

Tutto sommato sono al settimo cielo! Questo è il santuario di Artemide per eccellenza! Non avrei mai immaginato di trovarmi qui e quasi faccio fatica a crederci! Un sogno divenuto realtà.

 

Lascio questo luogo di malavoglia e scherzando dico a David che vorrei lavorare qui come guida per i turisti (il posto è davvero sperduto nelle campagne) e che, con ogni probabilità, ignorano l’importanza di questo tempio, un tempo fondamentale per ogni donna dell’antichità, anche perché (tanto per cambiare) non c’è lo straccio di una targa che spieghi cosa sia o a cosa servisse. E’ senza dubbio il sito archeologico peggio tenuto e, ciliegina sulla torta, il museo è chiuso per restauro fino al 2009.

 

Ripartiamo per l’aeroporto, in pochi minuti siamo all’AVIS dove giunge il momento di salutare Pollon. Ci siamo affezionati a quella macchina così affidabile, con la quale abbiamo percorso 1483 km a zonzo per il Peloponneso!

 

Prendiamo la metro fino a Syntagma Square, dove i tassisti fanno finta di non sapere dove sia il nostro albergo (qui ad Atene è facile che capiti quando i tassisti non hanno voglia di raggiungere una determinata zona o ritengono che non ci guadagnino abbastanza).

 

Finalmente troviamo un’anima pia che ci porta a destinazione: il caro vecchio hotel Best Western Dorè. Questa volta la camera che ci assegnano è molto più bella e spaziosa con tanto di balcone su due lati. Ci siamo fatti la doccia e un pisolino; sono quasi le 19.00 quando ci prepariamo per uscire e per passare l’ultima sera in Grecia.

 

Col taxi arriviamo alla Plaka e ci fermiamo a mangiare di nuovo al Giouvetsakia dove il “buttadentro” è molto simpatico e ha la faccia di un attore anni ’50. Come al solito mangiamo benissimo. Durante la cena vediamo una scena patetica… per ben due volte. Alcuni turisti italiani maleducati si siedono, fanno apparecchiare e oi decidono di non voler mangiare lì. Io e David ci guardiamo esterrefatti da tanta maleducazione (i “signori” se ne vanno senza nemmeno avvisare) e per un momento ci vergogniamo per loro, ci vergogniamo di essere turisti italiani. Forse è per questo che quando ci alziamo per andare a salutare il buttadentro, siamo felici del complimento che ci fa dicendoci di apprezzare i clienti come noi: allegri ma non “casinari”, educati e soddisfatti ^_^


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