Magazine Politica

15 milioni di italiani non hanno un centesimo

Creato il 19 dicembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti

15 milioni di italiani non hanno un cent. Sono sfigati semplici o evasori complessi? Mah...
Il Darfur ha più contribuenti. È un dato di fatto. In proporzione abbiamo più poveri del Burkina Faso, più morti di fame dello Sri Lanka, più nullatenenti del Mali. 15 milioni di nostri connazionali non hanno un libretto di risparmio (né bancario né postale), uno straccio di Bot, un pezzetto di Btp, un angolino di Cct. Frotte di cittadini non hanno un deposito né postale né bancario né un conto corrente anche se in rosso. Vuol dire che non esistono? Che sono degli ectoplasmi? Che sono iscritti al club dei clochard o dei francescani scalzi? O più semplicemente sono furbetti di quattro cotte che hanno fatto del contante sotto la mattonella, o nascosto nel cuscino, la loro filosofia di vita al pari di un Arpagone qualsiasi? Secondo il ministro Passera un po’ e un po’. Una piccola percentuale non ha effettivamente nulla ma una buonissima parte ha tanto, forse troppo, compresa una faccia come il culo di proporzioni interplanetarie. I dati della Banca d’Italia ci dicono che il 90 per cento delle famiglie italiane possiede almeno un conto corrente nel quale conservano la bellezza di 500 miliardi di euro, il che conferma che non siamo l’Irlanda né che siamo ridotti come la Grecia. A fronte di chi rende palesi i propri introiti e statisticabili i risparmi, c’è un buon 80 per cento di percettori di agevolazioni che non ha nulla, ma proprio nulla, zero e fra questi figurano anche professionisti e lavoratori dipendenti il che ci fa supporre che l’Italietta dei furbetti è sempre viva, vegeta e prospera. Per anni Silvio si è rivolto a loro, ai furbi. Rappresentano il nocciolo duro del suo elettorato, quelli che lo seguirebbero in capo al mondo perché sanno che con Berlusconi le tasse sono un optional. D’altronde in quale paese opera un premier che dice: “In Italia si pagano troppe tasse a volte sarebbe giusto non pagarle?”. Gli italiani, si sa, sono un popolo disciplinatissimo al quale basta un consiglio per gli acquisti per adeguarsi. Il Capo dice che è giusto non pagare le tasse? Le tasse non si pagano. Semplice e chiaro come la luce del sole. Il governo Monti ha intenzione di invertire il trend. Da una parte niente più condoni, niente più scappatoie legali né “lavaggi” impropri di denaro sporco, dall’altra, finalmente, si inizieranno a incrociare i dati delle dichiarazioni rese dagli italiani per ottenere agevolazioni ed esenzioni (asili nido e università, mense e assistenza a domicilio per anziani, tessere dell’autobus, contributi per bollette del gas e luce, case popolari) e l’effettiva base patrimoniale a disposizione delle famiglie. In Italia, dal 1998, esiste l’Isee che è l’unico strumento in grado di far sapere allo Stato esattamente il reddito e il patrimonio (mobiliare e immobiliare) di ogni cittadino che vi fa ricorso per ottenere facilitazioni e agevolazioni. Non è altro che un numero ma spesso, come quasi tutti i numeri, si porta appresso verità e situazioni altrimenti non riscontrabili. Nel 2010, per l’appunto, vi hanno fatto ricorso 15 milioni di italiani che, correndo il rischio di essere incriminati per dichiarazioni mendaci, hanno disegnato un quadro della loro situazione economica spesso non corrispondente alla realtà. Per chi abita in una città di mare non è difficile vedere quante barche sono ormeggiate nei porti turistici. E non parliamo ovviamente di barche a remi. Per chi abita in una qualunque città o paese non è così complicato vedere quante auto di grossa cilindrata circolano ogni giorno sulle strade e quanti suv impediscono a un automobilista utilitaria-dotato di parcheggiare occupandone abbondantemente due a testa. Così come non è impossibile sapere quanti italiani (e sono sempre di più), ogni anno possono permettersi vacanze esotiche, crociere di lusso, pied a terre ad Antigua. Finalmente chi in questo momento ci governa pro-tempore, ha deciso di vederci chiaro e di potenziare l’Isee insieme ai controlli incrociati sui conti correnti e lo “stile di vita” di ogni italiano. Corrado Passera, ieri sera a Che tempo che fa, ha confermato un dato che sappiamo da tempo: in Italia l’evasione fiscale ammonta a 150 miliardi di euro l’anno. Quando Fabio Fazio ha provato a inserire in questi 150 miliardi anche quelli delle attività criminali, il ministro Passera gli ha risposto: “Eh no, quelli sono esclusi”. A memoria, il fatturato della criminalità organizzata italiana è all’incirca di 250/300 miliardi di euro annui che, sommati a quelli degli evasori, arrivano all’astronomica cifra di 450 miliardi, 15 punti di Pil. E se a questa cifra aggiungiamo anche quella della corruzione strisciante e capillare di cui soffre il nostro paese, arriveremmo a disegnare un'Italia nella quale tutti i servizi, e di qualità eccelsa, potrebbero essere erogati gratis, alla faccia degli Angelucci, dei Don Verzé, dei dentisti, dei chirurghi plastici, degli avvocati, dei notai, degli idraulici, degli elettricisti, delle colf assunte in nero, dei falsi invalidi, dei prestatori d’opera occasionali. Restano fuori le mignotte e i maghi. La rappresentante del sindacato delle escort ha chiesto formalmente al governo di poter pagare le tasse sulle prestazioni sessuali. Se il governo accettasse sarebbe come legalizzare una professione che tutti sanno che esiste ma nessuno (apparentemente) vuol vedere, percorso difficilmente percorribile nella terra del Vaticano. E anche i maghi, gli astrologi, le fattucchiere e i guaritori, in questo momento di crisi, hanno fatto sapere che sono disponibili a contribuire al bene comune. Inizieranno con i filtri d’amore e termineranno con le fatture a morte. La lettura della palla di vetro è esentata. Nessuna notizia dai pittori, scultori, ritrattisti e paesaggisti. Loro dicono: “È inutile essere un artista se devi vivere come un impiegato” (quiz cinefilo).


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :