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Creato il 18 giugno 2015 da Malvino
Potrebbe avere qualche interesse raffrontare il testo della bozza di Laudato si diffusa da l’Espresso con quello definitivo dell’enciclica, che dovrebbe essere reso pubblico domani, ma non ci si deve attendere grosse sorprese, perché in Proprietà il .pdf recita «Creato il: 10/06/2015 – 11:12:20» e «Modificato: 11/06/2015 – 23:01:17», segno che si tratta di versione pressoché prossima a quella finale. Vero è che l’enciclica ha subìto almeno tre rifacimenti ab ovo, almeno così si è vociferato, ma da almeno tre pontificati è ormai la regola che la stesura di un documento ufficiale della Santa Sede sia assai più tormentata che in passato, com’è comprensibile tenuto conto del fatto che la platea dei lettori si è enormemente allargata e che l’attenzione a questo genere di testi si è fatta sempre più critica. Non si può escludere che nel raffronto troveremo qualche aggiunta, qualche taglio, qualche riformulazione, ma non dovrebbe trattarsi di grossa cosa, a maggior ragione dopo la divulgazione della bozza, che può aver irritato tanto anche perché rendeva imbarazzante apportarvi variazioni significative in extremis. In tal senso occorre ridimensionare drasticamente la portata di quel «depotenziamento» dell’enciclica che si è detto sarebbe stato negli intenti di chi ha passato il testo della bozza a l’Espresso: senz’alcun dubbio Bergoglio è inviso ad ampi settori della Curia che un tempo erano solerti esecutori della politica ruiniana, senz’alcun dubbio Sandro Magister è un ruiniano di ferro, senz’alcun dubbio la divulgazione della bozza costituisce un affronto che può avere anche un’obliquità intimidatoria o addirittura minatoria, ma il testo di un’enciclica ha forza, se ne ha, che trascende il contesto dal quale è stata licenziata. Fatto sta che Laudato si’ è un’enciclica a dir poco imbarazzante e, se sarà il caso di parlarne più estesamente quando tra poco avremo a disposizione la versione ufficiale, non si può far a meno di rilevare quel che fa trasalire – letteralmente trasalire – leggendone la bozza: ipotesi scientifiche parecchio controverse spacciate come verità inconfutabili, sconcertante eccletismo filosofico, affermazioni che danzano pericolosamente sul bordo della dottrina, e poi, com’era prevedibile, uno stile pastorale che cede perfino a qualche beceraggine pur di compiacere quella sensibilità mondana in cui Pietro è convinto sia conveniente buttar la rete per fare la sua pesca grossa. A parte, varrà la pena rammentare che fino ai primi anni Sessanta, quando in Vaticano ancora erano in uso pennino e inchiostro o stilografica, negli uffici della Curia era fatto divieto dell’uso di tamponi di carta assorbente per evitare la pur minima fuga di testi: al loro posto, si usava la sabbia. 

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