Pubblicato da fabrizio centofanti su dicembre 23, 2011
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Cos’ha più di me? E’ persino più vecchia. Esercizio di ottimismo: l’alba, il tramonto, il mio sorriso aperto, i ricci a cui l’uomo non resiste, ora glielo chiedo, cos’hai più di me? Gilda, credici: lei potrebbe amare qualcuno altro e lo scrittore sarebbe solamente tuo, te lo immagini? Seduti al ristorante, lui ti porge la mano e gliela stringi, Arturo, è bello stare qua.
- E lei chi è?
Immagina un’alba tutta viola: il sole fa una striscia bianca che sembra un cono gelato, tra cielo e mare c’è una linea che divide la fantasia dalla realtà, i tuoi pensieri e la porta che si apre.
- Mi chiamo Gilda. Avrei voluto presentarmi con una scusa plausibile, ma ho deciso di venire così, per chiederle una cosa.
O forse è meglio l’alba a strisce, gialla, arancione, più due fasce nere, una in alto e l’altra confusa col monte, colla spiaggia.
- Mi dica. Tenga presente che sono contrariata.
Allora ci vuole un’alba classica, col sole a picco sul mare e due fumi di nuvole che si alzano nel cielo che è un incendio di luce.
- Mi dispiace disturbarla, è che sono innamorata: di uno scrittore che si chiama Arturo.
Ecco, gliel’hai detto: ora sei tu l’orizzonte di fuoco che urla prima che il giorno se lo ingoi.
- Sarebbe troppo facile risponderle, mandarla a quel paese. Venga, si accomodi.
Ce l’hai fatta; le onde sono rughe sulla faccia di una giovane che prega, o che piange. Che sia arrivato il tuo momento? Qualcuno che ti fa parlare.
- Grazie, mi commuove. Non sapevo come fare e ho deciso di lanciarmi. Sento che Arturo è l’uomo della vita. Ma s’interessa a lei, mi ha perfino chiesto informazioni.
Hai visto la luna. E’ una palla bianca che vola fuori orario: chiedile un passaggio, Gilda, ti porterà dove hai sognato.
- Mi parli di lui.
Sei tu la nuvola, il fuoco, ti hanno disegnato coi colori a olio sullo sfondo del dolore.
- Mi vergogno: lo conosco appena. Eppure passo le giornate a guardarlo dalla mia finestra, lo immagino mentre scrive le storie, certamente pensa a me, ai tentativi di trovare un posto in questo mondo, d’incontrare il principe azzurro delle favole.
L’alba illumina tutta la città: hai mai pensato di poter essere felice? Ce l’hai lì, a due passi, la svolta della vita, perché non sei mai riuscita ad afferrarla?
- Sei un’idealista, Gilda. La realtà è diversa, dobbiamo farci i conti.
Le case sono ancora all’ombra, sanno che tra un poco arriverà la luce.
- Lo so, ma non mi arrendo. Aiutami, credo che sia la volta buona. C’è qualcosa che mi spinge, una forza, non so neanch’io che cosa possa essere.
I raggi del sole bussano alle finestre dei palazzi, allagano i campi, svegliano i bambini dopo un lungo sonno.
- Sono giorni strani. Prima è venuto un uomo che legge nei pensieri.
Il sole: hai mai immaginato un mondo senza sole?
- L’ho incontrato anch’io. Un tipo affascinante. Ma a me interessa Arturo.