Pubblicato da fabrizio centofanti su aprile 1, 2012
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Ti sei seduto al tavolo della stanza dell’albergo, che ti sorprende sempre più: pare un angolo di paradiso, ma forse è solo l’illusione della solitudine che cerca un conforto nel benessere, nelle luci soffuse, nel sogno di una vita senza signore che rivolgono domande, senza rimpianti per la facoltà di medicina, per i muscoli e i nervi che rilassi mettendo insieme i pezzi di un romanzo che vorresti fosse la tua vita e quella di Futura. Cosa potrebbe fare?Organizzare la rivolta, lei così tenera e violenta, pronta ad ammazzare e a piangere quando fa l’amore. Eccola mentre si esercita a sparare, parla coi compagni della banda, abbiamo bisogno di armi, contro il sistema sporco delle banche, della finanza che schiavizza, che fa pagare le tasse a chi non ha risorse, si aggiusta i capelli che cadono sugli occhi chiari, non l’hai mai vista così bella, chissà perché le donne sono più belle nei romanzi, gli alberghi più ricchi, tanto a chi scrive non costa proprio nulla, deve solo inventare luoghi e situazioni per guidare il lettore in una storia in cui semina indizi senza scoprirsi troppo, perché non funzionerebbe se indovinasse subito, ma nemmeno se non capisse nulla: la misura è il gatto di pietra nella piazza, un simbolo di cui si afferrano più significati, tutti legittimi, come quello di una società arrivata al limite della sopportazione, dove non si arriva alla fine del mese e cittadini insospettabili chiedono la carità nelle parrocchie, dove i bambini ridono di meno, nascondono un’ombra di tristezza, ti sembra giusto? Per questo ci vuole la rivoluzione, dice Futura, che ora programma con i suoi compagni una rapina alla filiale della banca, sono già pronti con il passamontagna, entrano quando i clienti sono pochi, si dirigono decisi verso gli sportelli, dicono tirate fuori tutto e gli impiegati si vedono davanti gli occhi di pietra del gatto della piazza e diventano di pietra pure loro e la signora chiede all’infinito che cos’è quel gatto? e non vorrà mica andare alla tabaccheria? e tu rispondi certo che ci andiamo, potrebbe esserci Futura, ma Futura sta puntando la pistola contro l’impiegato dagli occhi diventati pietre: non arriva con la mano a spingere l’allarme sotto il banco che lei gli ha già sparato e il sangue schizza sul davanzale bianco e tu le dài uno schiaffo e dici signora lei è una stronza, come si permette, e Futura salta al di là della barriera e prende tutti i soldi, le mazzette di euro che sembrano tagliandi del superenalotto, e conti l’incasso della gita che ti consente di scrivere nell’albergo tutto blu, dalle luci soffuse, dal letto sospeso, mentre l’impiegato rantola con la giacca insanguinata, accendi la tua Winston e pensi ecco, come primo capitolo può andare.