Magazine Cultura

19. Ribellarsi

Creato il 18 settembre 2010 da Fabry2010

19. Ribellarsi

da qui

- Andiamo via, presto!
Maria prende Leopoldo per la mano e lo trascina a forza. Lui fa appena in tempo a vedere l’immagine immobile di Kafka che non si accorge di nulla, incapsulato nei suoi problemi. La donna ordina a Leopoldo di entrare in auto e sfreccia verso casa, arrivando in men che non si dica. La stanza è piena di libri, che sembrano sul punto di crollare da ogni parte. I due, ora, sono appollaiati su sedie di legno infilate a malapena nello spazio angusto e stipato in ogni angolo.
- La ragazza del pub mi ha confidato una notizia.
Leopoldo cerca di riprendersi dall’ennesima sorpresa: dunque Maria sapeva che era lì. Forse potrà anche spiegargli come ci è finito.
- Quale notizia?
- Pare che il fenomeno delle apparizioni sia degenerato: ormai non c’è bisogno di uno stimolo alcolico per attirare scrittori dappertutto. Sono ben determinati a presentare le loro ragioni, costi quel che costi. Ecco perché ti sei ritrovato in una stanza buia: ti hanno prelevato a forza per essere istruito. La salute del romanzo è compromessa al punto che ognuno vuole dire la sua per tentare di salvarlo o trasformarlo in qualcosa in grado di resistere a una fine inevitabile. La letteratura, dicono, deve tornare a fare i conti con la vita: bisogna risanare la piaga della scrittura commerciale di cui traboccano supermercati e autogrill.
Alla parola autogrill, Leopoldo si distrae: gli tornano in mente sensazioni e immagini sgradevoli, un coro di insulti, un pugno che lo ha fatto sanguinare.
Se è per questo, concordo: bisogna ridare dignità alla scrittura, liberarsi dall’idea malsana del prodotto per tutti, come il cornetto o il cappuccino; in una parola: ribellarsi.
- E’ la parola giusta.
La voce arriva inaspettata dal vano della porta, rimasta socchiusa a causa dell’agitazione.
Leopoldo e Maria si voltano in direzione della fonte sonora: un uomo dalla fronte ampia, capelli corti e stirati e barba rada che gli incornicia il viso, posa su di loro uno sguardo immobile e profondo.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazine