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1959, l'anno del Nobel a Quasimodo

Creato il 30 agosto 2014 da Giorgiocaccamo
1959. L'anno della deflazione, di Modugno, di Pasolini, di Aldo Moro. Negli ultimi giorni si è scatenato l'amarcord su quello che succedeva 55 anni fa, per confrontare l'Italia di oggi con quella di allora. Allora stava arrivando il boom, quindi nessun problema il crollo dei prezzi. Oggi invece... vabbè.
1959, l'anno del Nobel a QuasimodoUn'altra delle cose che avvennero in quell'anno, giustamente ricordata, fu il premio Nobel per la Letteratura assegnato a Salvatore Quasimodo. Vale la pena ricordarlo con qualche riga e riflessione. Quasìmodo (per la cronaca, all'anagrafe si chiamava Salvatore Giuseppe Virginio Francesco Quasimòdo, con l'accento sulla "o": lo cambiò lui stesso da adulto, gli sembrava troppo "terrone") nacque a Modica nel 1901, ma fu pochissimo legato alla mia città. Molto tempo dopo ebbe a definirsi "esule involontario". Effettivamente non aveva nulla a che spartire con Modica, nacque lì per caso, per i continui spostamenti del padre. Addirittura la sua città natale gli dedicò una lapide sbagliata... Ma almeno dal 2011 l'archivio del poeta è finalmente custodito a Modica.
In ogni caso, non derogò mai al suo essere "siculo greco". La vittoria del Nobel non piacque molto, né ai critici (preferivano Montale o Ungaretti) né soprattutto agli accademici (era geometra...). Storsero il naso, con bonario sarcasmo, anche alcuni conterranei: Ignazio Buttitta gli dedicò l'irridente epigramma "Quannu iu eru granni tu eri nicu, ora ca tu si granni m'arrivi 'o uddicu". Quando io ero grande tu eri piccolo, ora che tu sei grande mi arrivi all'ombelico. Schermaglie normali e comprensibili, tra artisti.
1959, l'anno del Nobel a QuasimodoQuello che resta, e qui torniamo proprio al 1959, è il discorso che l'11 dicembre Quasimodo tenne a Stoccolma ricevendo il premio. Si chiamava Il poeta e il politico. C'è un passaggio che andrebbe davvero letto e riletto, anche e soprattutto a 55 anni di distanza.
Oggi il poeta è libero? È libero, secondo le società che lo esprimono, o il continuatore di illuminazioni pseudo-esistenziali, il decoratore dei placidi sentimenti umani, o chi non scende profondamente nella dialettica del proprio tempo per timore politico o per inerzia. [..]
Ma, a sua volta, è libero il politico? No. Infatti, sono le caste che lo assediano che decidono le sorti di una società e agiscono anche sul dittatore. Intorno a questi due protagonisti della storia non liberi e avversari [...] circolano e si avventano le passioni e non c'è quiete che durante una rivoluzione o una guerra: la prima portatrice di ordine e l'altra di confusione.
Sembra scritto ieri. Cioè oggi. Nel 1959, ma anche nel 2014.

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