Magazine Lavoro
Correva l'anno 1960. Erano i tempi del cosiddetto "miracolo economico". Pensate un po': Il "Financial Times" assegnava alla lira italiana l'Oscar delle monete. Lo "spread" era un termine sconosciuto. Ed era l’anno dei moti di piazza anti-Tambroni a Genova, a Roma porta San Paolo. L’anno dei morti di Reggio Emilia. Con Lama a capo della Fiom che lanciava la contrattazione aziendale e Franco Volontè che guidava una rinnovata Fim-Cisl. Altri tempi.
Eppure qualcosa succedeva che assomiglia ai nostri giorni. In piazza del Duomo a Milano manifestavano centomila elettromeccanici, un comparto allora poderoso dell'industria metalmeccanica. Era una iniziativa impressionante, celebrata in un film: "Senza Fischietto. 1960. Natale in piazza degli elettromeccanici " curato da Angelo Ferranti. E’ un documentario che contiene testimonianze di Pierre Carniti, Giuseppe Sacchi, Maurizio Landini, Onorio Rosati.
Non è vero dunque, come molti hanno scritto, che questa sia la prima volta che i sindacati manifestano a Natale. E' già successo cinquantadue anni fa. Nella piazza gremita di Milano c'erano gli operai e le loro famiglie. Il Cardinal Montini, futuro Paolo VI, rivolgeva durante la messa un saluto ai manifestanti. Lottavano per un accordo di settore che avrebbe dovuto precedere il contratto nazionale. Era l’avvio, dopo anni di acerrime divisioni, di una nuova unità, di uno slogan: "Uniti si vince". Chissà se anche questa volta può segnare l 'inizio di una fase nuova?
Magari ricordando che non basta difendere a denti stretti l’articolo 18 per chi ce l’ha, ma soprattutto per coloro (la massa crescente di precari e lavoratori in nero) che non hanno alcun diritto. E sapendo parlare al Paese nel nome di un sindacato che fin da quel Natale del 1960 ha saputo affermare il ruolo di un sindacato non corporativo, non interessato solo a una parte del Paese. Un sindacato “soggetto politico generale” che sa dimostrare che le proprie rivendicazioni, anche rispettando regole certe di compatibilità, servono davvero a favorire la crescita nazionale ed europea. Non era questo del resto il significato del telegramma inviato ai manifestanti del Natale 1960 da un grande regista come Luchino Visconti? Diceva: “Desidero manifestarvi mia solidale consenso sacrosante umane rivendicazioni lavoratori elettromeccanici milanesi. Odierne lotte lavoratori per libertà nelle fabbriche e giustizia sociale sono base stessa avvenire democratico intera nazione e garanzia libertà cultura”.
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