1a Domenica di Quaresima - Anno B

Creato il 21 febbraio 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
26 febbraio 2012

1a DOMENICA DI QUARESIMA Anno B


Antifona d'Ingresso Sal 90,15-16Egli mi invocherà e io lo esaudirò;
gli darò salvezza e gloria,
lo sazierò con una lunga vita.

CollettaDio paziente e misericordioso, che rinnovi nei secoli la tua alleanza con tutte le generazioni, disponi i nostri cuori all'ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo per tutti mi secoli dei secoli. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima LetturaGen. 9,8-15L'alleanza fra Dio e Noè liberato dalla acque del diluvio.Dal libro della Gènesi
Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».
Dio disse:
« Questo è il segno dell’alleanza che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza
tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne».
- Parola di Dio

Salmo Responsoriale Dal Salmo 24
Rit. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza. - Rit.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore. - Rit
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. - Rit.

Seconda Lettura 1Pt 3,18-22 Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi.
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze. - Parola di Dio

Canto al Vangelo Mt 4,4b
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo Mc 1,12-15Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli.
Dal vangelo secondo MarcoIn quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
- Parola del Signore
  • Ci concentriamo sul Vangelo. La sua brevità ci permette un indugio più calmo e ci permette di cogliere il mistero che si compie anche oggi attraverso la Quaresima, tempo di grazia.

Rileggiamo il Vangelo di Marco parola per parola.In quel tempo ”: quale tempo? Appena prima, si è compiuto il gesto carico di valore e di significato quale è stato il Battesimo di Gesù. Gesù si è unito al gruppo che chiedeva il Battesimo a Giovanni Battista e lo ha avuto, sia pure con una certa tensione tra Gesù e la coscienza del Battista. La cosa principale che Marco sottolinea è evidenziare chi è Gesù con il segno della colomba, segno dello Spirito, che scende su di Lui generando e confermando l’autocoscienza di Gesù. Lo Spirito è in Lui. La Parola del Padre sottolinea e conferma questa singolarità assoluta. Il racconto che segue va visto dentro questo orizzonte: il significato che il Battesimo aveva per Gesù e la missione che inizia e si svolge secondo le tappe già viste e considerate, l’incontro con gli ammalati, prima ancora l’annuncio del Regno, il lebbroso, il paralitico.Lo Spirito sospinse ”, letteralmente lo gettò. Lo Spirito Santo prende l’iniziativa e con forza spinge Gesù nel deserto. Consideriamo due aspetti. Cosa è il deserto? Non è tanto il fatto fisico, la distesa di sabbia, il sole che brucia, ma è soprattutto la condizione di solitudine in cui Gesù si viene a trovare. Lì c’è Lui e basta, anche se, certo, c’è pure la presenza dello Spirito Santo che ha preso l’iniziativa. Lo Spirito Santo prende l’iniziativa di spingere Gesù nel deserto e questo può sembrare un controsenso. Noi leghiamo la tentazione ad un fatto negativo, e quindi appare sconcertante il fatto che proprio lo Spirito butti Gesù in balia del Tentatore. Infatti dopo si dice “ nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana ”. Qui, in Marco, a differenza di Luca e di Matteo che precisano le tentazioni, il fatto viene descritto sinteticamente ed esplicitamente, in maniera spiccia. Questo modo di dire è molto efficace ed impegnativo per noi. Significa che la tentazione non è un episodio isolato, ma la costante. Essere nel deserto, per Gesù voleva dire essere impegnato in una lotta senza quartiere presente in tutta la sua vita. Nel Vangelo riemerge continuamente la lotta che Gesù compie durante la sua esistenza; e anche gli episodi di guarigione sono un modo di Gesù di portare avanti la lotta contro l’oppressore dell’uomo, contro Satana. Lo Spirito Santo spinge Gesù nel deserto perché possa vivere la concentrazione dello scontro. Perché questo? Il significato che appare nel seguito ha due facce. Dapprima Gesù sceglie da che parte stare. Lui ha avuto questo dono dello Spirito e la dichiarazione del Padre. Noi sappiamo come, nel complesso dei Vangeli, questo significasse l’incarnazione della divinità in Lui. Gesù era uomo, ma era pure Dio. Questa coscienza matura nel tempo. Dice infatti il Vangelo che Gesù cresceva in età e in grazia. Dunque Gesù in questi quaranta giorni è come costretto a prendere posizione in quanto la situazione lo richiede. Si intravede come, in fondo, il tentatore mirava a strappare Gesù al Padre e convincerlo che, con tutti i doni che Lui possedeva, poteva avere il mondo in mano, cioè aderire al regno dell’io che ha la sua radice nel tentatore stesso, il quale, non dimentichiamo, è definito dalla scrittura come colui che vuole essere dio, cioè che vuole essere l’opposto di Dio e contro il Regno di Dio. In sostanza, Gesù è chiamato a scegliere tra la decisione per il regno di Dio o per l’opposto. È chiaro che, quando Gesù prende posizione, parlando molto umanamente, si decide per il Regno. La sua vita ha un preciso orientamento e sarà messa alla prova continuamente dal tentatore. Di fatti anche sulla croce viene detto: “ se tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce e ti crederemo”. La storia del Signore è divisa tra questa doppia tensione: il popolo che avverte la sua qualità diversa, e i capi che all’opposto fan di tutto per eliminarlo e metterlo in croce. E nel momento in cui Gesù ha mostrato le conseguenze della sua scelta, nel deserto prende posizione e, dopo, esprime questa posizione con la sua azione. Perché lo Spirito allora lo spinge nel deserto? Perché accanto al dono di Dio ci fosse la decisione. Gesù (e la tentazione lo dimostra) non passa alla sua missione alla leggera, ma attraverso una scelta che decide la sua vita e che in seguito sarà espressa in modo coerente attraverso il comportamento. Gesù sceglie di essere obbediente al Padre; Lui, che era il Figlio prediletto, sceglie di vivere da figlio e di restare esposto a tutte le azioni diaboliche e disumane che nel tempo si mostreranno. E anche oggi siamo dentro a questa battaglia già decisa come posizione. Infatti non siamo incerti sul fatto se Gesù sta con il maligno o no. È chiaro che Gesù è all’opposto, ora siamo noi che dobbiamo prendere posizione giorno per giorno. Questa decisione di Gesù come appare nel Vangelo di Marco? Nel Vangelo di Matteo si dice che Satana si allontanò da Gesù, cioè fu sconfitto. Luca aggiunge che il tentatore se ne va per tornare poi in un’altra circostanza. Marco invece non dice nulla, ma mostra i frutti: “Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. Cosa vuol dire stare con le fiere? Vuol dire che si scontra con impulsi malvagi che vogliono negare Dio. Il fatto di parlare di fiere ha anche un altro significato: la scelta di Gesù è profezia, segno del compimento già iniziato in noi, nella pacificazione cosmica dei tempi ultimi, nei quali “l’agnello sta con il lupo, il bambino con i serpenti”, come canta il profeta Isaia. La scelta di Gesù introduce, nel mondo e nella storia, un inizio, un avviamento del Regno che si compie. La scelta del Signore è significativa, ma non esaurisce il nostro compito. Oltre alle fiere ci sono gli angeli. Gli angeli significano l’attenzione del Padre, il suo amore vigilante che affianca e sostiene il Figlio, cioè Gesù in questa battaglia è solo dal punto di vista umano, ma la sua persona è sorretta dallo Spirito e dal Padre che gli è vicino con amore attraverso questa figura degli angeli. Primo fatto fondamentale per noi è che Gesù fu tentato come lo siamo noi, e il suo modo di reagire alla tentazione diventa per noi illuminante e confortante. Possiamo dire così: Gesù vince per noi, lotta per noi e con noi. La nostra battaglia è dentro la sua e quindi è piena di grazia e di forza per aderire a nostra volta al progetto del Padre. Noi vinciamo nella vittoria di Cristo dopo aver patito lo scontro contro le forze avverse. In questo orizzonte di Marco, la tentazione è qualcosa a cui non si può sfuggire dal momento che siamo chiamati a scegliere, e scegliere significa dire di sì, decidersi di stare da una parte o dall’altra. Il discepolo di Gesù sceglie e lotta ogni giorno, sceglie di essere figlio del Padre. Possiamo allora leggere questo brano di Vangelo come figura e traccia della nostra Quaresima. Noi siamo qui nel mondo spinti dallo Spirito. Facciamo attenzione perché sia così, muoviamoci obbedendo allo Spirito. Siamo anche noi spinti nel deserto dallo Spirito. Come lo vediamo questo Spirito? Lo vediamo nella Chiesa che, nella sua tradizione, fin dalle origini ha avuto attenzione precisa a dare un tempo per scegliere, un tempo legato al Battesimo. Quando la persona sceglieva e chiedeva il battesimo, entrava in questa lotta che si concludeva con la partecipazione alla resurrezione. Noi viviamo l’esperienza di Gesù in questo cammino quaresimale che ha come esito una rinnovata coscienza battesimale. Gesù ci fa partecipi della resurrezione e quindi della gioia e della vita; questo cammino è luminoso e noi siamo fatti per la gioia. Cosa è il deserto per noi? Andare in ritiro, cercare il silenzio, ma soprattutto significa essere chiamati a stare di fronte a noi stessi, al nostro cuore. La Quaresima è il tempo della verità su di me. Voglio o non voglio? mi fido o non fido? cerco o non cerco il Signore? Io sono chiamato nel mio cuore dove nessuno può entrare perché tocca l’intimità più intima della persona di fronte a Dio. Sono sollecitato a capire e a comprendere se mi sto ingannando, se dico una cosa e poi ne faccio un’altra. La grazia del discernimento della mia reale situazione è dono per cogliere le eventuali ambiguità e il permanere della tentazione. In ogni momento io faccio delle scelte, che lo voglia oppure no. Non c’è tempo in cui io non faccia delle scelte, magari non ne sono consapevole. La Quaresima è il tempo in cui io sono chiamato a fare discernimento sulla mia fedeltà al Signore, alla comunione, alla comunità, sia pure con tutti i limiti che ci possono essere. Allora è importante cogliere come la tentazione acquista mille facce, e non solo quella del sesso, come la gente pensa. Da qui l’importanza di leggere e ascoltare la Parola, di vivere un rapporto comunitario, dove ci si sollecita e ci si richiama a vicenda, pur avendo la consapevolezza che tutto può essere ambiguo; e questo non per restare paralizzati, ma per essere liberi nella misura in cui prendiamo coscienza del nostro legame e delle nostre catene. Siamo chiamati a libertà e abbiamo la grazia di seguire la verità. Oggi mi sembra di notare che sia diffusa la sottile tentazione legata alla depressione, quando cioè il buio e la debolezza oscurano il nostro orizzonte. La tentazione consiste in questo: chiudersi, isolarsi, non fidarsi di Dio. In questi momenti uno dovrebbe davvero dire: ” Signore, mi fido di te, ti seguo”. Questo vale anche per tanti altri campi. Ad esempio in politica: cerco il successo o il bene degli uomini? Importante che io chiarisca a me stesso quello che voglio e di chi mi fido. Quali sono le fiere che noi incontriamo, intendendo per fiere i mostri delle nostre passioni? C’è una lotta senza quartiere. La vittoria sulla passioni è la pace provvisoria, ma reale. Gli angeli sono tutti quegli elementi interiori ed esteriori che ci richiamano al Padre. Per noi, oggi, la tentazione vuol dire scegliere il Regno, sceglier di fidarci di Dio anche quando Lui sembra oscuro e muto. La sua Parola mi conferma la sua presenza e la storia me lo conferma. È una grazia da chiedere e implorare senza stancarsi. Dopo il travaglio quaresimale, potremo vivere con più gioia la decisione al Signore rinnovata, il patto ristabilito, la pace vera.
Passiamo allora all’ INNO perché mi sembra una buona sintesi e un suggerimento concreto:
Protési alla gioia pasquale, sulle orme di Cristo Signore, seguiamo l’austero cammino della santa Quaresima.
La legge e i profeti annunziarono dei quaranta giorni il mistero; Gesù consacrò nel deserto questo tempo di grazia.
Sia parca e frugale la mensa, sia sobria la lingua ed il cuore; fratelli, è tempo di ascoltare la voce dello Spirito.
Forti nella fede vigiliamo contro le insidie del nemico: ai servi fedeli è promessa la corona di gloria.
Sia lode al Padre onnipotente, al Figlio Gesù redentore, allo Spirito Santo Amore, nei secoli dei secoli. Amen.
Protesi alla gioia pasquale”, per dire che la gioia è lo scopo di tutto, è il frutto a cui tendiamo e che il Signore ci garantisce. Non è una gioia facile, a poco prezzo, ma è una gioia impegnativa; è la gioia di chi ha detto sì al Signore in modo vero, con cuore indiviso. Quando la gioia si attenua, facciamo discernimento, perché siamo noi ad oscurare la gioia. Facciamo discernimento per avere la pazienza di lavorare e di faticare per togliere quell’erbaccia che contamina il nostro vivere, il ripiegamento su noi stessi, il cercare il nostro io invece di cercare il Signore; o, meglio, di cercare il nostro io nel Signore e non nell’opposto.
seguiamo l’austero cammino della santa Quaresima”, non si tratta di magìa, ma di camminare e sudare per arrivare alla meta. Questa esperienza è antica, i profeti l’hanno vissuta come profezia, Cristo l’ha vissuta con suprema realtà e noi la viviamo, se vogliamo, in Lui e con Lui. È tempo di grazia; non siamo soli, non c’è semplicemente la comunità, ma c’è il Signore in noi e con noi e tante volte, come dice la scrittura, il Signore soffre in noi e ci sostiene.
Sia parca e frugale la mensa”: sarà importante notare questa parsimonia e frugalità che non vuol dire non usare dei beni, ma usarli con parsimonia e sobrietà, in modo che siano sempre espressione liberante in noi e non ossessione. Il criterio che ci permette di essere più sicuri nel nostro cammino è la condivisione. La gioia è un bene grande ed è un impegno per tutti.
Forti nella fede vigiliamo ”: la forza e il sostegno non sono opera umana, ma dipendono dello Spirito. Nella parte finale vengono poi ricordati alcuni aspetti importanti. La tentazione ha come obiettivo la nostra crescita nella fede, non è per la nostra morte, ma per la nostra vita. La pazienza nella tentazione vuol dire confidare in Dio che opera questa maturazione. Prima della tentazione siamo come bambini che, scegliendo un percorso, diventano adulti. Nessuna tentazione è più forte delle nostre possibilità; Dio ci è a fianco per darci la forza necessaria e così lo Spirito Santo conduce anche noi allo scontro. Non dobbiamo cercare noi le occasioni, ma è lo Spirito che ci aiuta e ci illumina. Nel Padre Nostro diciamo : “non ci indurre in tentazione ”. Sarebbe presunzione andare a stuzzicare il tentatore, metterci nelle occasioni che potrebbero travolgerci. La tentazione va accolta, ma non cercata; e soprattutto dobbiamo dare fiducia e credito allo Spirito Santo quando ci sentiamo deboli e fragili, implorando di più perché è il momento buono per dire: ‘Padre, confido in te e a te mi affido’.
RIFLESSIONI
A - GESU’ TENTATO
Subito dopo il Battesimo. Ciò che è avvenuto in occasione del Battesimo, ha aperto il massimo orizzonte per un ebreo come Gesù: ha visto lo spirito Santo scendere in Lui mentre la voce del Padre lo dichiara suo Figlio diletto nel quale si compiace. Questo è l’antefatto
  1. Gettato dallo Spirito: totale sua iniziativa
  2. Nel deserto: faccia a faccia con il Tentatore
  3. Per quaranta giorni: non episodio, ma costante
  4. Tentato da Satana
Come mai lo Spirito, come prima azione, espone a tentazione Gesù? Gesù è posto di fronte alla scelta tra il Regno di Dio e il Regno dell’Io, radicato nel “ maligno ”. In tal modo, ciò che al momento del battesimo era puro dono, nella tentazione diventa scelta consapevole.
  1. Era con le fiere: scontro prima con le potenze “ immonde ”, che escono dal cuore; poi pace messianica, compimento del tempo, avvento del regno.
  2. Angeli lo servivano: la presenza confortante del Padre.

A - GESU’ TENTATO PER TUTTI VINCE PER TUTTI LA NOSTRA LOTTA E’ DENTRO LA SUA. A NOI SCHIERARCI
La tentazione è una costante che accompagna Gesù per tutta la vita. Ad esempio: l’invito a porsi come capo del regno, a utilizzare i suoi poteri per il proprio successo; oppure la sfida insultante “ Se sei figlio di Dio scendi dalla croce ” ( regno di Dio o Regno dell’ego ) .
B - NOI TENTATI
La lettura del brano di Marco come traccia del cammino quaresimale. Nella tentazione siamo costretti a prendere chiara posizione; e passiamo da un atteggiamento immaturo, nebbioso a una scelta. La tentazione infatti pone la persona tentata nella condizione di pronunciarsi, quindi di scegliere una o l’altra alternativa. Con la sua scelta, Gesù realizza, passa ad una posizione direi adulta (permanendo tuttavia la condizione umana di essere esposto al riproporsi dell’invito di cercare se stesso). La vittoria di Gesù ha la valenza di una scelta definitiva che esige di essere confermata.
Come Gesù, anche noi siamo sotto l’azione dello Spirito in quanto già segnati dal sacramento del Battesimo. Ne segue che non dobbiamo cercare altro, ma invece prendere coscienza delle esigenze del sacramento base. La quaresima perciò va vissuta come riscoperta del Battesimo.
Lo Spirito Santo prende l’iniziativa attraverso il tempo liturgico della chiesa e spinge anche noi a entrare realmente nel deserto.
Qual è il nostro deserto ? Oggi è il nostro cuore, perché è nel cuore che prendono forma gli impulsi malvagi, è nel cuore che si consuma lo scontro tra i due regni: il Regno di Dio e il Regno dell’ego.
Anche per noi c’è la tentazione: con la stessa inevitabilità e insieme lo stesso valore. Passando nella tentazione, siamo posti nella necessità di operare scelte, di autenticarle, approfondirle.
Attenzioni particolari: Marco non precisa il tipo di tentazioni, perché tutto può presentarsi come tentazione, perfino la preghiera. La posta in gioco di ogni tentazione è il legame, l’adesione, la fiducia, l’abbandono in Dio. Alla fine, la domanda più urgente è se credo, se mi fido e mi affido al Signore.
Occorre pazienza, perché l’insistenza della tentazione non ha termine sia da giovani che da vecchi.
Il racconto di Marco della tentazione, apparentemente così scarno e povero, manifesta una forza e una ricchezza di senso veramente confortante; infatti, mentre esprime l’aspetto povero dell’azione di Gesù, ne fa intravedere la portata cosmica. Attraverso il linguaggio figurato ( fiere le potenze negative dominate;angeli le potenze positive poste al servizio ) si intravede la riconciliazione finale.
Fare verità su noi stessi
Discernimento
Digiuno = sottrarre il superfluo nella quotidianità della vita.
TENTAZIONE: quello che conta…
Chi sono i più tentati ?
I giovani o gli anziani ? I ricchi o i poveri ? Gli uomini o le donne ? I santi o i peccatori ? I laici o gli ecclesiastici ? I sani o i malati ? I colti o gli ignoranti ?
Ma quello che conta …
  • è la certezza che la tentazione è destinata alla nostra crescita nella fede

  • che nessuna tentazione supera le nostre forze

  • purché a condurci sia lo Spirito Santo e non la nostra presunzione e la nostra malizia

  • e che sia sempre lo Spirito Santo a sostenerci con la sua forza.



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