sono arrivata ieri pomeriggio a New York e ho trovato un sole caldissimo ad accogliermi. Prima volta con l'American Airlines. Al check-in ho incontrato un assistente "velocissimo" che sosteneva che la carta gold è inferiore a quella silver. A un certo punto mi sono sentita dire (nel senso che mi sono detta da sola) "argento e poi viene l'oro, no?" Non fa una grinza, ma per lui e il terminale a quanto pare sì. Fortunatamente, in mio soccorso, è arrivata una supervisor della compagnia e mi ha persino piazzata in prima fila. Come ho scritto su facebook ho imparato dagli americani ad essere educatamente esigente e, alla fine, funziona sempre.
L'unica cosa che potrebbe dissuadermi dal cambiare destinazione per le mie vacanze è l'interminabile coda alla dogana. Ieri ho sfiorato le due ore. Tre banchi aperti, tutti, come sempre, molto attenti e rigorosi, quindi lentissimi. Se succedesse in Italia ci darebbero del Paese del terzo mondo e, invece loro passano per essere diligenti. Ma dopotutto per gli americani tutto quello che è al di fuori degli Stati Uniti è terzo mondo, quindi va benissimo lasciarci lì, il tempo di un volo interno, e sperare di trovare le nostre valigie ad attenderci all'uscita.
Alla fine ce l'ho fatta. Mi sono spacciata per maratoneta, per evitare le solite domande minuziose e via alla volta di Manhattan!
Sistemazione bagagli (anche se ho più abiti qui che in Italia), doccia e cena nel vicinissimo Forgione, ristorantino a lume di candela qui a Tribeca. Tartare, pollo sempre strepitoso, un bicchiere di vino rosso e a nanna alle otto. A mezzanotte già fissavo il soffitto!
S.