In tanti conoscono la Sindrome di Asperger, ma non è della sindrome che intendo raccontare, bensì dell'incontro con un alunno Asperger tanti e tanti anni fa. Quando a volte si dice che la diversità è una risorsa non diciamo una cosa banale e vuota, perchè solo durante le ore passate in classe si può comprendere cosa significa cercare sistemi comunicativi adatti a tutti.
Con i bambini che presentano la sindrome di Asperger spesso è proprio la comunicazione la parte più difficile. Nella mia mente, di volta in volta trovandomi in situazioni simili, ho sempre rappresentato questo ostacolo come un vero e proprio muro. Chiedendomi come oltrepassarlo... Ma è diventato evidente negli anni che i muri non si oltrepassano ma al più si aggirano, al più da un muro è possibile affacciarsi o sforzarsi ad abbassarne l'altezza, fino a quando non diventa un muretto, il confine normale tra uno spazio e l'altro, il confine normale che esiste tra le persone.
Questa è una storia di tanti e tanti anni fa, di quelle piccole vicende che rendono piacevole la scuola e che non si dimenticano.
Giacomo
Tutti i bambini hanno le loro passioni, i bambini con Sindrome dello spettro autistico ne hanno una o più come tutti: il disegno, una memoria particolarmente sviluppata per oggetti, gli animali, le piante, i luoghi.Giacomo amava particolarmente gli animali, non ve ne era uno che non conoscesse e di cui non riconoscesse il verso, il fattezze e il nome. Fin da piccolo la sua più grande passione erano i libri di animali e di natura dai quali catturava immagini e informazioni. Ogni volta che se ne presentava l'occasione cercavamo di sfruttare queste sue capacità, ed era in quel momento che Giacomo diventava un altro, che si trasformava raccontando dei suoi animali preferiti, riconoscendone il verso e disegnandoli. Un giorno ci fu una gara, gli alunni erano divisi in squadre di quattro bambini, il gioco consisteva nel riconoscere prima le impronte degli animali, in un secondo momento le squadre dovevano riconoscere i versi degli animali che avevano sentito un'ora prima. Nel silenzio assoluto dei bambini in attesa, l'audio del computer riproduceva i versi, non si faceva in tempo a terminare di sentirli che il braccio di Giacomo si alzava per dire il nome dell'animale che emetteva il suono. Nello sbalordimento delle altre squadre infilò sei punti di seguito superando di misura tutti. Il suo viso sorridente tradiva orgoglio e soddisfazione mentre i compagni di squadra lo acclamavano stringendosi intorno urlanti.
L'autismo a scuola è fatto di piccole storie così, successi a cui a volte guardiamo con aria di sufficienza, perchè interpretiamo il sapere e il saper fare come la codifica di altri ben più importanti saperi. Invece della scuola, ai bambini futuri adulti, resterà insieme a poche altre nozioni che evolveranno a tal punto da dimenticarne l'origine, proprio l'essere stati bene in gruppo, indipendemente da come si è.
Nota per il lettore: Giacomo è un nome di fantasia, i fatti narrati sono veri seppure distanti nel tempo.© Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.