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#2 - Consolers of the Lonely // The Raconteurs

Creato il 16 luglio 2011 da Elephant07

#2 - Consolers of the Lonely // The Raconteurs

Photo by Stephen Berkman


Any poor souls who trespass against us
Whether it be beast or man
Will suffer the bite or be stung dead on sight
By those who inhabit this land
For theirs is the power and this is their kingdom
As sure as the sun does burn
So enter this path, but heed these four words:
You shall never return.
- "The Switch and the Spur"

Siete mai stati a Nashville, Tennessee? Io no, o almeno non fisicamente. Ci sono arrivato viaggiando insieme ai "cantori" qui presenti. Si lo so, anche stavolta c'è di mezzo Jack White, ma dovrete abituarvici: per me quell'uomo, artisticamente parlando s'intende, è un'ossessione. Ma diciamo che dopo White Stripes e Raconteurs, rimangono quasi solo i Dead Weather, dopo i quali potrete (forse) tirare un sospiro di sollievo, e vedere altri artisti su queste pagine. Dunque, cosa dire di questi quattro folli che, dopo un primo album ("Broken Boy Soldiers") ancora acerbo e incapace di tirare fuori tutta la loro genialità, partoriscono nell'ormai lontano 2008 un disco che andrebbe ascoltato per tutti gli anni a venire fino alla fine dei tempi? "Consolers of the Lonely" è una vera e propria avventura sonora, un disco che sa di legno, di ottone, di ferro battuto, di alba e tramonto. Ascoltandolo si ha l'impressione di stare su un battello fluviale che lentamente avanza sull'acqua, tra deserti western e pianure soleggiate, osservando il mondo nelle sue più semplici manifestazioni, tra una storia d'amore finita male e la necessità di crescere in un mondo ostile, senza soluzioni.La tavolozza dell'album si compone di tanti colori, tra pezzi rockettari come la title track, l'esplosiva "Salute Your Solution" e la martellante "Hold Up", ed altri dal sapore spiccatamente blues/country come "Old Enough", "Top Yourself", "Rich Kid Blues" e la struggente quanto evocativa "Carolina Drama". Accanto ai classici strumenti rock troviamo violini, banjo, fiati, organi e percussioni, il tutto sempre perfettamente amalgamato, sempre così dannatamente e piacevolmente musicale, dentro al pezzo: niente stona, niente sembra fuori luogo, tutto scorre fluentemente come un buon bicchiere di Jack Daniels (sarò astemio, ma dopo aver menzionato il Tennessee e non potevo non utilizzare questa metafora alcolica). Ma non si pensi ai Raconteurs come l'ennesima band di Jack White: ognuno dei componenti è un musicista maturo ed autonomo, capace di dare il meglio di sé in ogni canzone. Keeler è uno dei batteristi meno conosciuti e più sottovalutati di questi tempi, Benson è un compositore (oltre che cantante, imho) della madonna, al livello di White direi, e Lawrence martella quel Rickenbacker come pochi altri sanno fare.Il tutto collima in quello che secondo me è il pezzo magistrale dell'album, "The Switch and the Spur", un brano che suona come un film western dei migliori anni: perfetta mistura di chitarre, tastiere e fiati, condita da un testo che è quasi poesia, le cui parole di chiusura, riportare in apertura del post, si ripetono come un mantra ipnotico, risultando quasi una confessione artistica: in questa musica si entra a proprio rischio e pericolo, perchè noi facciamo a modo nostro, il nostro rock morde ferocemente, e non lascia possibilità di tornare indietro. Musica da morirci, insomma.

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 Salute Your Solution

The Switch and the Spur

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