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2. La maledizione

Creato il 01 settembre 2010 da Fabry2010

2. La maledizione

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Si sa qual è, oggi, la maledizione del romanzo: la vita si coglie per frammenti, le grandi visioni entrano in crisi, Alessandro Baricco dichiara inesistente la profondità. Sappiamo solo collegare, nella migliore delle ipotesi, le tessere sparse di un mosaico sempre più complesso. Se fosse vero, la posizione privilegiata sarebbe proprio questa: cosa c’è di più frammentario e provvisorio della periferia desolata e desolante di una grande città? Qual è, qui, la principale occupazione, se non quella di mettere insieme schegge impazzite di una umanità priva di armonia, sempre pronta a cercare nel privato le soddisfazioni negate nell’orizzonte sociale, economico, politico? In questo giorno afoso e gravido di umidità si può toccare l’essenza dello spirito del tempo: un’aria irrespirabile in cui si perlustra il territorio alla ricerca di nicchie più vivibili, più umane. Ecco delinearsi, allora, il primo personaggio: un uomo che vive fino in fondo le contraddizioni dell’anno duemiladieci dell’era cristiana. Informazioni sull’aspetto fisico (altezza superiore alla media, capelli leggermente lunghi, occhi chiari e affaticati da una diuturna consuetudine alla lettura)? Meglio lasciare che siano gli eventi a fare trasparire, un po’ alla volta, i tratti fisici, psicologici, morali, per non dare l’impressione che sia tutto programmato, tutto pensato e scritto in precedenza. Allora sì che la maledizione del romanzo tornerebbe a colpire, inesorabilmente.



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