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2 novembre 1947: il primo ed unico volo dello Spruce Goose di Howard Hughes

Creato il 02 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

E’ Il 2 novembre 1947. Siamo negli USA, California, poco distante da Long Beach. E’ l’ora di pranzo e l’uomo più ricco e potente d’America sta per entrare nella storia dell’aviazione. Una folla trepidante di cinquantamila persone attende il momento dell’accensione dei motori. Tutto è sistemato: la pista d’atterraggio è stata allargata nelle giornate precedenti e i due ingegneri di volo, coordinati dal copilota Dave Grant, sono già in postazione, pronti ad assistere Howard Hughes durante il volo.

Mr. Hughes a questo epico volo ci tiene molto e, sarà o per i disturbi comportamentali dovuti alla sifilide contratta in gioventù o per gli occhi del Senato puntati addosso, sarà forse per l’enorme aspettativa che si cela dietro l’ombra del più mastodontico aereo mai visto da occhio umano, le sue mani si stringono e si lasciano, cercandosi nervosamente mentre il suo sguardo asettico, vitreo è fermo sulle eliche dell’Hercules, che ora si muovono sempre più veloci. Così si chiama l’enorme idrovolante di Hughes, H-4 Hercules: costruito dalla Hughes Aircraft Company, quasi interamente in legno laminato con il processo Duramold a causa delle restrizioni sull’uso dell’alluminio in periodo di guerra, soprannominato aspramente dai giornalisti “Spruce Goose” (“l’oca d’abete”), alcuni dei quali avanzano accuse secondo le quali Howard Huges abbia speso impropriamente fondi del governo per costruire l’apparecchio.

L’ipotetico fallimento del volo sarebbe infatti una rovina per la reputazione di Hughes, oltre al fatto che renderebbe vane le fortune investite nel progetto - per dirne giusto una, cinquantamila dollari per trasportare l’H-4 Hercules da Culver City a Terminal Island, per un tragitto totale di soli quarantacinquemila metri. -

“In questa cosa c’è tutto il sudore di una vita e la mia reputazione e la mia carriera sono legate al destino di questo progetto. [...] Se si rivelerà un fallimento, lascerò il paese per non tornare mai più. E dico sul serio”.

Queste sono le parole pronunciate dallo stesso Howard Hughes davanti al Senato americano il 6 agosto dello stesso anno. E ora, a tre mesi da quelle parole, l’Hercules si erge davanti agli occhi di Hughes e quelli del suo pubblico, mostrando la mostruosa apertura alare di 97,5 metri. Il momento è giunto. I motori sono accesi; le eliche già stanno girando e ronzano come enormi calabroni. Non sappiamo quanta paura abbia Hughes o se, addirittura, ne abbia o meno, certo è che non possiamo saperlo. Ciò che certamente possiamo dire è che Howard Hughes incarna l’americano dell’età dell’oro, the truly owner of the american dream, l’action-man in versione Hollywoodiana, e per quanto sia un eccentrico capriccioso sociopatico, non si tira mai indietro e le sfide più grandi di lui lo eccitano forse più di quanto non abbiano mai fatto le sue amichette attrici. Così alle 13.15 Howard Hughes entra nella cabina di controllo, prende in mano la cloche e fa un lungo respiro.

Alle 13.20 il mondo assiste al primo e ultimo volo dello Hughes H-4 Hercules, che percorre circa due chilometri a 25 metri di quota, con una velocità di circa 150 km/h. Il nome di Howard Hughes entra nel firmamento dell’universo dell’aeronautica.

Howard Hughes

Photo credit: San Diego Air & Space Museum Archives / Foter / No known copyright restrictions

Negli anni a venire, L’Hercules viene custodito all’interno di un gigantesco hangar appositamente costruito, sorvegliato da guardie armate, e sottoposto a regolare manutenzione fino alla morte di Hughes il 6 aprile 1976. Successivamente l’aereo viene donato all’Aero Club of Southern California che lo colloca sotto una cupola di vetro e alluminio vicino alla nave Queen Mary nella zona porto di Long Beach, dove rimane fino al 1992, anno nel quale viene spostato a McMinnville nell’Oregon, ospitato dal nuovo museo di storia dell’Aeronautica.

Howard Hughes, che sicuramente rappresenta la personificazione dei valori americani della prima metà del ventesimo secolo, oltre che aeronauta è stato un noto produttore cinematografico di Holliwood, regista e imprenditore. Il suo personaggio è tanto complesso quanto singolare e la sua leggenda ha ispirato registi e attori (Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio per The Aviator) fumettisti (Stan Lee si ispira a Hughes per il personaggio di Iron Man), dando vita a film e opere che rievocano le gesta dell’uomo, celebrandone il genio e la sottile tragedia che si tira dietro.


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