02/10/2015
Dieci anni fa, nel 2005, la festa dei nonni è stata introdotta anche in Italia: va detto che questa ricorrenza viene celebrata già da più vecchia data anche in altre nazioni, ma in giorni diversi.
La ricorrenza italiana è stata ufficializzata con una legge (L. n. 157 del 31/07/2005) ed è stata fissata il 2 ottobre in coincidenza con la ricorrenza cattolica della festa degli angeli custodi, per questo oggi anche Google Italia ha dedicato un doodle ai nonni per il loro insostituibile ruolo educativo verso le nuove generazioni: ci vengono infatti proposte le immagini di una nonnina sorridente circondata da una nidiata di nipotini condotti a passeggio sulle sponde di un lago ad osservare le papere che nuotano e quella di un nonnetto intento alla pesca, anch'egli in compagnia dei bimbi.
Il vantaggio dei nonni sta nel fatto che hanno tempo, al contrario dei genitori giovani ed impegnati nelle loro tante attività: i nonni, anche se magari non vanno a passeggio e per qualche motivo non riescono più a muoversi di casa, hanno tempo per narrare tante storie.
Buona parte di quello che io ricordo del ventennio fascista e della seconda guerra mondiale me lo ha raccontato una delle mie nonne: lei aveva sofferto di problemi ossei e non poteva muoversi, anche dentro casa senza un appoggio, quindi non mi conduceva al parco, ma aveva sempre tante storie da raccontare ed io credo di non essermene persa quasi nessuna: ero molto curiosa e la subissavo di domande, spesso la inducevo (per non dire che la costringevo proprio) a raccontare più volte un episodio per cercare di scovare con le mie richieste alcuni particolari che potessero essermi sfuggiti la volta precedente. Lei paziente ed a volte stupita di questa mia insaziabile curiosità: raccontava, raccontava... ne ero affascinata, mi sentivo calata nel quotidiano di quella realtà, soprattutto avevo difficoltà a figurarmi che i "grandi" fossero stati anche loro bambini ed i vecchi giovani: il tempo è difficile da comprendere se non quando è vissuto. Ma certo la nonna non raccontava tutto: immagino che abbia omesso le parti peggiori, quelle anche per lei più dolorose da ripercorrere nella memoria e forse era proprio questa sensazione a tenere desta la mia curiosità.
Mi ricordo anche dell'altra delle mie nonne: magra magra e piegata in due dall'artrosi o forse dal peso degli anni, sempre indaffarata fino all'età avanzata a rendersi utile con i più piccoli fra i nipotini: i figlioletti della più giovane delle nostre zie.
Dei nonni ricordo meno forse perché sono andati via prima delle nonne, ma uno di loro era un dispensatore di caramelle e monetine: ne aveva sempre per ciascuno dei suoi nipoti... di lui mi è stato raccontato che aveva fatto la guerra in Africa e che da quella guerra era tornato un uomo molto diverso dal giovane partito militare: di quella guerra lui non parlava mai, proprio mai, ma un giorno mia madre mi aveva confidato che gli era impossibile parlarne a causa delle atrocità inenarrabili alle quali aveva assistito e delle quali non aveva mai fatto parola con nessuno...
Tornato dall'Africa si rifiutò per il resto della sua vita di mangiare riso, non so perché, ma non poteva proprio mangiarne... eppure conservava il sorriso e la bonomia: aveva il vizio di raccogliere qualche poveraccio per strada e portarselo a mangiare a casa, senza preavviso alla povera nonna, che ne rimaneva mortificata, temendo di non avere cucinato abbastanza per tutti.
Da quella guerra aveva portato indietro la pietà, la voglia di essere d'aiuto al suo prossimo ed una grande tenerezza per i bambini: non so perché, non lo ha mai raccontato.
Era geloso della sua terra coltivata e quando noi discoli andavamo a fare scorrerie per assaggiare uva e fichi, allora si faceva vedere con un bastone in mano a fare su e giù lungo il sentiero del frutteto, minacciando che avrebbe bastonato quei ladruncoli che raccoglievano frutti tanto acerbi da far male alla pancia e mettendo in guardia chi si nascondeva che guai se li avesse acchiappati, ma... certo doveva essere vecchietto e io mi chiedevo se non ci vedesse affatto bene, perché noi ci arrampicavamo sugli alberi, quando veniva dato l'allarme, cercando di nasconderci tra le foglie e... lo credereste? Lui non ci trovava mai! Così per fortuna io non ho mai saputo di che materia fosse fatto il suo bastone: di sicuro erano momenti di eccitazione e spavento... piccole cose, mai dimenticate.
L'altro dei miei nonni invece era un viaggiatore: stava sempre in giro per l'Italia a visitare i figlioli che erano andati a vivere altrove, era un tipino vitale che girava lo stivale in lungo ed in largo, fino a quando non fu la malattia a fermarlo...
Questa ricorrenza dei nonni poi mi ricorda un bellissimo pezzo di Guccini, di quelli che ascolto sempre volentieri, quando capita: dolcissimo nella struggente sintesi di passato e futuro: