Scrivono insieme da 19 anni e sono una coppia consolidata quasi quanto Fruttero e Lucentini. Se per caso si fanno i tarocchi escono a entrambe le stesse carte. Flumeri & Giacometti hanno cominciato con le collane rosa, poi sono passate alle guide Mondadori, quindi hanno fatto le sceneggiatrici di serie tv come Orgoglio e Incantesimo, infine sono tornate al romance. L’amore è un bacio di dama è il loro romanzo appena uscito.
Come vi siete conosciute e com’è nata l’idea di collaborare? Ho dato un’occhiata su Amanzon e c’è una sfilza di vostri libri…
Flumeri: Al corso di francese all’università. Lei studiava teatro e faceva l’attrice. Io facevo cose da seria intellettuale: studi storici. Non avevamo mai letto un romanzo rosa in vita nostra: né lei, né io. C’era il femminismo e quindi ti pare che leggevi i romanzi rosa?! Poi, man mano che ci avvicinavamo alla fine dell’università, io ho visto che con gli studi storici non era aria e lei lo stesso con il teatro. Siccome negli anni Ottanta c’era il boom del rosa, ci siamo dette: “Perché non proviamo a scrivere un romanzo rosa?” Ce ne siamo comprate un pacco. Ce li siamo studiati, li abbiamo destrutturati…
Giacometti: Io venivo da studi strutturalistici e perciò abbiamo lavorato sulla struttura: il protagonista, l’antagonista femminile e quello maschile, il conflitto, qual è la durata, come si scioglie, quali sono i tempi e climax finale. Fatti i dovuti paragoni, abbiamo iniziato a tirare giù la prima storia. A quel punto abbiamo incontrato Ivanka Veltroni che era la mamma di Veltroni e ci teniamo a parlarne perché è stata veramente una gran persona. Purtroppo l’abbiamo frequentata poco, ma abbiamo un grosso debito nei suoi conforti. Lei per diletto scriveva romanzi rosa. Era una slava e una persona simpaticissima. Era amica di Lidia Ravera, che conoscevamo perché anche lei scriveva su Cosmopolitan. Livia ci ha detto: “Ma pure Ivanka scrive queste cose” e ce l’ha presentata. Ivanka ci ha detto: “Perché non presentiamo un pacchetto?” e si mise a fare telefonate ai vari editori di rosa.
Giacometti: Chiamavamo per proporre i nostri libri. Poi è arrivata la fatidica telefonata.
Flumeri: Era Anna Giusti che adesso è il direttore di Intimità e all’epoca era direttore della collana “Intimità”, ovvero quella rosa, della casa editrice Cino Del Duca. Ci chiamò e disse: “Quando venite a firmare il contratto?” Io a momenti vado lunga. La cosa che ci dispiacque è che presero il nostro e non presero quello di Ivanka. Lei però fu una signora. La prese molto bene e ci incoraggiò lo stesso.
Giacometti: Lì abbiamo iniziato. Poi siamo passate ai fotoromanzi. I fotoromanzi Lancio. Sono stati anni durissimi perché c’era un capo bravissimo, ma spietato, che ci telefonava a casa ululando se non eravamo alla scrivania a scrivere. Però è stata una grande scuola che poi ci ha portato alla televisione perché erano tutti dialoghi, tutto visivo, quattro camere e cucina.
Flumeri: Poi abbiamo fatto un altro incontro fortunato: con Dino Audino. Con Dino ci siamo conosciuti al Teleconfronto, dove ci siamo divertiti come pazzi.
Che cos’è il Teleconfronto?
Flumeri: Il Teleconfronto è stata la prima rassegna di fiction europea che si teneva a Chianciano, negli anni Ottanta. Era molto ludico e molto mangereccio.
Giacometti: Il primo anno leggiamo sul giornale “Teleconfronto”. Lei mi telefona e mi fa: “Dobbiamo andare!” Io avevo una vecchia R4 rossa e visto che eravamo nel dopo Moro ci fermavano sempre. Partiamo e arriviamo a Chianciano. Ovviamente non eravamo accreditate da nessuno. Perciò gira che ti rigira alla fine troviamo una pensioncina in cui si pagavano due lire… un po’ equivoca, a dirla tutta. Ovviamente, arrivato il giorno dell’inaugurazione, entriamo con scioltezza come se fossimo iscritte. A mangiare andavamo dove si offriva qualche cosa.
Flumeri: Lì abbiamo conosciuto Aldo Zappalà e tanti altri .
Giacometti: E lì abbiamo conosciuto Dino Audino che da quel momento ci ha sponsorizzato perché è nata una grande amicizia. Lui ci ha portato sempre molta fortuna.
In che senso vi ha sponsorizzato?
Flumeri: In tutti i sensi. Ad esempio abbiamo fatto un giornale sull’onomastica. Poi ci ha presentato un po’ di gente. Ci presentò lui la Ravera e Beniamino Placido. Siamo entrate in diversi salotti. Mi ricordo che Placido ci disse, a noi che avevamo 25 anni: “Ma che cosa carina che scrivete rosa!”. Quindi ci presentarono altre persone. Eravamo un po’ pesci fuor d’acqua, ma tutti erano incuriositi dal fatto che scrivevamo rosa. Erano tutti più grandi e un po’ snob, ma noi culturalmente venivamo da un ambiente simile. Dino ci ha accompagnato, ci ha presentato prima Luigi Forlai, con cui abbiamo fatto un corso di sceneggiatura e poi ci ha spinto a fare i corsi di sceneggiatura Rai.
Giacometti: Dino ci disse: “Voi dovete farlo!” Siccome eravamo senza una lira e il corso di Forlai costava 500 euro, abbiamo pensato di farlo al 50 per cento: “Tu vai e poi racconti”.
Flumeri: Prima provammo a dirgli: “Possiamo farlo un po’ per uno, mezzo corso a testa?” e lui si indignò. Allora ci andai io, visto che lei gli studi strutturalistici li aveva già fatti, ed è stato estremamente illuminante. Poi Luigi ci propose di lavorare con lui e anche se alla fine non abbiamo mai fatto niente, è stato così che abbiamo cominciato a lavorare per la televisione.
Giacometti: Quindi abbiamo fatto i corsi di sceneggiatura Rai.
A quali programmi e serie avete lavorato?
Giacometti: Per Radio3 abbiamo fatto i programmi culturali. Uno sul rosa, ovviamente, poi una puntata sui gialli e Radio Week-End con Aldo Zappalà.
Flumeri: E’ stato Zappalà a dirci: “Ragazze, o usate il computer o con me non lavorate”.
Voleva il dischetto, o niente. Visto che era una grossa opportunità ci comprammo ‘sti mammaroni. All’epoca c’era il DOS perciò un mio amico informatico mi aveva scritto tutte le funzioni: F1, F2. Io non ci capivo niente. Non ci dormivo la notte. L’ho tenuto chiuso per un mese. Lo guardavo e pensavo: “Non impareremo mai”. Però ci ha insegnato a usare il computer perciò gli siamo grate.Giacometti: Per la televisione abbiamo fatto Incantesimo, Orgoglio, La dottoressa Giò, Carabinieri, Cuore contro cuore, Al di là del lago, Amico mio. Spesso il melò. Poi per Rai Cinema abbiamo curato tutti i B movie, dalla scelta del soggetto alla post produzione. In parallelo abbiamo fatto le guide per Mondadori. Siamo partite con I ristoranti alla moda, A tavola con l’Europa, la guida alla chiromanzia, Itinerari in terra Sabina, la guida alle pubblicazioni alimentari.
Flumeri: In tutto questo abbiamo lavorato per la pubblicità e scritto per i giornali per ragazzi. Negli anni Novanta lavoravamo con tutti: Cioè, Debby, Pupa. Guadagnavamo un sacco di soldi perché scrivevamo tantissimi articoli. Pensa che all’epoca Cioè vendeva 350 mila copie a settimana. Una cosa pazzesca.
Quando è finita la pacchia? Quando avete capito che la televisione non funzionava più.
Giacometti: Due anni fa. Anche un po’ prima. Tre anni e mezzo fa si è sentito che iniziava la crisi. Noi ci siamo mosse molto velocemente. Questa è stata sicuramente una cosa positiva. Percepirla e dire “dobbiamo cercare anche altri sbocchi” è stato tutt’uno. Lì Elisabetta è stata bravissima perché ha intuito che il mercato rosa stava andando bene.
Flumeri: E’ stata una fortuna e anche questa la dobbiamo a Dino Audino.
E’ proprio il vostro mentore!
Flumeri: Sì, infatti nel libro c’è un ringraziamento. Lui ci ha dato il saggio di una professoressa universitaria americana, un’antropologa che aveva scritto un grosso libro sul romance negli anni Settanta. Lei è Janice Radway e il saggio in inglese si chiama Reading the Romance. Dino in italiano lo ha intitolato La vie en rose. Insomma lui me l’ha dato da leggere, visto che io parlo e traduco l’inglese. Mi ha chiesto un parere perché era una cosa degli anni Settanta e voleva sapere se era ancora attuale. Io l’ho letto e ho trovato che l’ipotesi di fondo fosse ancora valida e interessante, anche se riferita a un contesto anni Settanta in America. Lei aveva fatto un focus group in un piccolo paese con una serie di questionari, cercando di capire perché le donne leggono il rosa. Perciò ho detto ad Audino: “Te lo traduco io” e ce lo siamo tradotto noi.
Giacometti: Abbiamo fatto anche il focus group su internet con le lettrici di romanzi rosa, tramite tutti i blogger e ci sono arrivate una marea di risposte.
Flumeri: Abbiamo riproposto un questionario molto semplificato per vedere com’era la situazione attuale del romance.
Giacometti: E lo abbiamo allegato alla postfazione al libro. Poi, visto che c’era questo
Women’s Fiction Festival abbiamo preso la macchina e siamo partite per Matera. B & B ovviamente.Flumeri: In un anno ci siamo studiate tutto il mondo romance che rispetto a vent’anni prima, quando noi scrivevamo per Cino Del Duca, era tutta un’altra storia. Ormai è un mondo di contaminazioni. Mentre prima c’era la storia rosa stile Liala, adesso nel romance ci sono incursioni in tutti i generi: fantasy, fantascienza, paranormal, avventura, giallo, erotico pesantissimo. Tra l’altro, mentre l’editoria è in crisi, l’editoria romance è in ascesa in una maniera impressionante.
Giacometti: Harmony vende sette milioni di copie all’anno.
Flumeri: Leggereditore è un marchio di Fanucci che pubblica solo letteratura di genere e in un anno ha raddoppiato il fatturato. In America l’ebook addirittura prevale sulla carta in questo settore. Quindi è un settore dell’editoria che va contro tendenza. Poi dopo Le sfumature il genere è stato un po’ sdoganato perché tutti ne hanno scritto – pagine su Repubblica, pagine sul Corriere - per cui adesso se ne parla. Noi abbiamo avuto la capacità di intuirlo un po’ prima, ma venivamo da là, abbiamo cominciato col rosa e ci abbiamo passato degli anni.
Giacometti: Romanzo rosa, fotoromanzo e anche la televisione, perché abbiamo fatto soprattutto melò. A Matera abbiamo avuto la fortuna di incontrare la Romeo dell’agenzia Grandi e Associati.
Flumeri: Le sono piaciute le cose che avevamo scritto e ci ha promosso. Ci ha preso prima in agenzia e abbiamo scritto per Emma Books che è la casa editrice digitale di cui lei è direttore editoriale e poi ci ha chiesto un’idea per Sperling & Kupfer. Noi le abbiamo proposto un’idea “rosa e cucina” che le è piaciuta e per fortuna è piaciuta pure a Sperling. Così è nato L’amore è un bacio di dama.
Giacometti: Il nostro orgoglio è che prima ancora che uscisse in Italia, il romanzo è stato venduto ai tedeschi per una bella cifra e c’è stata una grossa asta fra alcune importanti case editrici tedesche. Quest’inverno siamo uscite con Ti domerò in ebook.
Flumeri: Che è un rosa erotico ed è uno spin off del Bacio di dama.
Quindi è uscito prima lo spin off erotico in ebook che quello di carta?
Giacometti: Esattamente.
Flumeri: Sta tra i cento ebook più venduti su Amazon e ci fa da traino per l’altro. Ne L’amore è un bacio di dama hanno messo tutte le ricette che la protagonista cucina
per “il surgelato”, mentre tutte le altre che avevamo proposto le hanno messe in un ebook gratuito, L’amore è un libro di ricette, che sta da quasi tre settimane nei primi posti in classifica degli Amazon gratuiti. Oggi eravamo di nuovo al quarto posto. E chi scarica quello poi compra il libro.Giacometti: Perché dentro c’è il terzo capitolo del romanzo, quello del polipo.
Flumeri: Stiamo lavorando anche a un saggio sul romance che dovrebbe intitolarsi Come scrivere l’amore, sempre per Dino Audino.
Giacometti: Ma ci siamo dimenticati la rivista! Curiamo pure una rivista quindicinale che si chiama Storie d’amore.
Perché secondo voi tante donne, che non sono soltanto adolescenti, leggono rosa? Che cosa cercano in questa letteratura?
Giacometti: Un bisogno consolatorio sicuramente.
Flumeri: E’ la tesi della Radway: l’accudimento.
Giacometti: Le donne accudiscono gli altri, ma nessuno le accudisce. C’è un bisogno terrificante di qualcuno che si occupi di noi. Il rosa fa esattamente questo. Propone un maschio forte che si occupa di te, che ti coccola, che ti dà tutta l’attenzione che di solito non hai.
Flumeri: Io ti consiglio di leggere il saggio della Radway perché è davvero interessante con la sua teoria dell’accudimento che va al di là delle risposte più ovvie di sognare, vedere il lato positivo della vita etc. e spiega perché tanta gente legge rosa.
Giacometti: Quello che è impressionante è che se un lettore medio legge due, tre libri l’anno, le lettrici di rosa sono ossessive e ne leggono da due, tre al mese, a sette otto al mese. Sono dati impressionanti. Anche se il modello di uomo che si cerca oggi, a confronto con quello della Radway, è diametralmente opposto. Quello della Radway era un uomo accogliente, dolce, rassicurante, proprio perché gli uomini d’allora erano tosti. Oggi invece si cerca quello tenebroso che ha un problema grosso come una casa, ma da redimere.
Fine prima puntata