Storia di una rivoluzione <<italiana>>
6° PARTE: IL COMPUTER
E poi ci sono gli arresti: il giudice per le indagini preliminari Italo Ghetti approva molte delle richieste avanzate dai magistrati del pool di “Mani Pulite”, con le motivazioni richieste dalla legge. Gli indagati potrebbero scappare all’estero, potrebbero far sparire le prove che li incriminano, potrebbero continuare ad essere corrotti e a corrompere. E’ il sistema stesso del lavoro che lo richiede. Il risultato è sempre lo stesso: le manette e il carcere.
E questo naturalmente, su persone che criminali non sono, almeno da un punto di vista classico della malavita, abituata al carcere, e che ha messo in conto un certo tipo di vita avventurosa, ha il suo effetto:
- Renato Pollini, ex tesoriere del PCI: <<l’impatto con San Vittore è un impatto che non auguro a nessuno, soprattutto quando si entra nell’ufficio matricola. Li fanno denudare, gli fanno la cosidetta “ispezione corporale”, gli prendono le impronte digitali a tutte e dieci le dita più volte, gli fanno le fotografie segnaletiche. E’ un impatto abbastanza duro>>.
- Roberto Mongini, ex vicepresidente SEA: << l’ingresso è traumatico simbolicamente perché, diciamo che per una persona che è abituata fino a quel momento a determinati privilegi del potere e ha ruoli nel potere, l’entrata li dentro vuole dire la fine>>.
Essere prelevati dai carabinieri in manette e finire a San Vittore, in cella, è una cosa che spaventa, che terrorizza addirittura chi è abituato a ben altra vita. Ci sono imprenditori e politici che si allenano a dormire in bagno. Ma il bagno di casa, non è paragonabile ad una cella. Come dirà Roberto Mongini, il vicepresidente della SEA, uno degli arrestati eccellenti dell’inchiesta: <<Eravamo tutta gente abituata a Santa Margherita>>, che è una località di villeggiatura << e non a San Vittore>> .
- Sergio Cusani, ex consulente del gruppo Ferruzzi: << Cosa che non era avvenuta mai, perchè di solito quando c’erano stati gli scandali, grandi scandali, c’erano avvisi di garanzia ma non c’era stata mai una intera fetta del potere dirigenziale, manageriale, editoriale… del Paese che era finita in galera. La galera era un orizzonte sconosciuto, non era messo neanche nei calcoli, perché comunque il gioco si ricomponeva a livello delle elites che governavano il Paese, sia sul piano economico e finanziario sia sul piano politico e con i poteri costituenti. Questo fu uno shock, fu un elemento di grande novità.
Carcere di San Vittore, ufficio matricola, fotografie di fronte e di profilo, spogliarsi nudi per la perquisizione corporale, e poi il sesto braccio e le celle, in isolamento o assieme ad altri detenuti, anche quattro o cinque per cella. Il carcere insomma, il carcere in Italia.
8° PARTE disponibile dal 5 marzo
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