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20 novembre 1989: l’ONU approva la Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia.

Creato il 20 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

20 novembre 1989: l’Assemblea Generale della Nazioni Unite approva ufficialmente la Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia. A firmare il documento sono tutti i paesi del mondo, ad esclusione della Somalia e degli Stati Uniti.

La Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia non è affatto un documento di secondaria importanza. Nel 1959 l’ONU aveva firmato la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, ma era un testo incompleto, composto da dieci principi guida, e la cui stesura si poteva fare risalire a un testo della Società delle Nazioni del 1924. La Convenzione come documento guida completo nasce da un’idea embrionale della Polonia, che già nel 1978 aveva sottolineato la scarsa rilevanza data fino a quel momento alla figura del bambino in materia di diritto internazionale. Fu solo qualche anno più tardi che l’ONU creò un working group atto a stendere un testo in cui decretare i diritti fondamentali dei bambini di tutto il mondo, quello che verrà appunto riconosciuto come la Convenzione. I temi in tavola erano molti, complessi e delicati: l’aborto, da quando si può parlare di bambino (prima o dopo il parto?), l’adozione.

Nel passato europeo e mondiale, fino a qualche decennio prima, i bambini non avevano alcun diritto. Coloro che avevano natali aristocratici avevano obblighi alla stregua di adulti in miniatura,  coloro che invece appartenevano alle classi borghese e proletaria erano forza lavoro. Il diritto scolastico era decisamente estraneo alla mentalità ottocentesca, sebbene tutelato per legge. In Italia, ad esempio, con la legge Coppino del 1877 si disponeva, tra le altre cose, che l’obbligo scolastico durasse fino alla terza elementare e che le famiglie che disattendessero il diritto all’istruzione pagassero sanzioni in termini economici. Per una famiglia operaia o contadina le multe erano un’uscita economica vana ed irrecuperabile: questo garantiva ai bambini una formazione minima di grammatica e matematica, ma nulla più. I principi di educazione, di scuola a misura del bambino, di gioco e studio come piacere saranno frutto di una filosofia successiva, di metà Novecento.

Ma che cosa vuol dire “diritti del bambino”? Che cosa significa intendere un bambino come soggetto di diritto? Significa fare proprio il pensiero per cui il bambino – che secondo la Convenzione è l’essere umano al di sotto dei diciotto anni – non è un soggetto passivo, ma, al contrario, è un soggetto attivo a cui è giuridicamente riconosciuto il bisogno di crescere in un luogo dove i suoi diritti e doveri vengano riconosciuti. La libertà di espressione, il diritto all’ascolto delle opinioni, il superiore interesse del bambino sono solo alcuni dei punti di cui si occupa l’ONU nel suo testo.

La Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia è stata ratificata dall’Italia nel maggio 1991 ed è stata adottata in 193 Stati mondiali, divenendo il trattato sui diritti umani più ratificato al mondo. Entrata in vigore il 2 settembre 1990, da allora è un testo a cui gli Stati devono attenersi giuridicamente. Per commemorare la creazione della Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia ogni anno il 10 novembre si celebra la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Quest’anno, in occasione del venticinquesimo anniversario, l’UNICEF lancerà una piattaforma online dedicata al rapporto che ogni anno viene steso sulla condizione dei bambini e che quest’anno verterà sull’innovazione come opportunità di cambiamento verso un nuovo bilanciamento ed equità nei confronti dei Paesi poveri del mondo.

Tags:adolescenza,Convenzione,Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia,diritti dell'infanzia,ONU

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