Continua il nostro "tour" per riscoprire il 2010. Un appuntamento che proporremo per tutti il periodo estivo (tutti i sabato) e se vi garba continueremo anche una volta finita la stagione. Andremo a ripercorrere il 2010 attarverso i dischi più significativi. Ogni volta presenteremo da 5 a 10 album (alcune volte anche di più) che sono legati da un sottile filo. Le altre volte come filo conduttore abbiamo scelto l'elettronica, la musica classica, il violino, il post-punk, i songwriters stranieri, gli artisti italiani (a cui abbiamo dedicato tre articoli), l'alt-rock, il pop, il post-rock. Questa volta abbiamo scelto come filo conduttore la psichedelia e dintorni: i dischi degli artisti più interessanti che hanno saputo interpretare il genere o che l'hanno saputo "utilizzare" con altre tipologie di sonorità.
ODDSAC – ANIMAL COLLECTIVE. Grande ritorno anche per gli Animal Collective che non hanno certo bisogno di presentazioni. Oddsac è la colonna sonora dal film da loro prodotto in collaborazione con David Perez. Un disco decisamente sperimentale con pesanti ventate di psichedelica. La prima traccia da già un chiaro segnale della qualità del disco: Mr Fingers simuove in territori oscuri, con distorsione, impulsi psichedelici ed elettronici. Ancor più tetra e a tratti quasi drone Kindle song, così come la sussurrata e inquietante Satin Orb Wash. Green Beans è un tutto un loop elettronico. Molto evocativa Screens, una ballata psych-folk tratteggiata da un andatura eterea. Con Urban creme si ritorna alle atmosfere più nere, con un ambient-drone da brividi. La calda e calma Working precede la canzone più “pazza” del disco (tra le mie preferite) tra psichedelica cosmica e forti impulsi elettronici, Tantrum Barb (che è quella che da più effetto in accoppiata con le immagini). Atmosfere quasi orientali per Lady on the lake, mentre Fried Camp risulta caustrofobica col suo grido incessante e il ritmo incalzante. Lo Stesso dicasi per Fired Vamp, che ha un ritmo più lento ma l’effetto di soffocamento è lo stesso. Da paura, in senso letterale Mess Your House. Il disco si chiude con la folkeggiante e veloce what happened, colma di loop psichedelici. Un disco molto d’effetto che per essere apprezzato al meglio, è consigliato vederlo e sentirlo attraverso il film.
FEVER – SLEEPY SUN. Questo sestetto di San Francisco che si cimenta con la musica psichedelica contaminandola con altri generi (blues ed esplosioni hard-rock) arriva al secondo album. Nonostante le ampie critiche rivolte a Fever, per me è uno dei must del 2010. Si parte subito con il botto con Marina, tesa all’inizio che procede con riff incessanti e impetuosi con le voci femminili e maschili che fa che si intrecciano. Il secondo pezzo Rigamaroo cambia drasticamente il ritmo e si traforma quais i una ballata psych-folk, dove l’alternarsi delle voci è sempre un qualcosa che funziona. Atmosfere western per la splendid Wild Machines con rallentamenti e abbassamenti e riprese di ritmo incredibili. Ooh Baby mi ricorda un po’ gli Espers, mentre sulla stessa linea di wild machines è Acid Love. Arriviamo a Desert God, uno degli episodi più interessanti del disco: atmosfera cupa, ritmi lenti iniziali e folgorazioni esplosive di psichedelica alla kasabian e con intermezzo al minuto 3 che sembra quasi una dedica ad Hendrix. Ancora più lisergica la succesiva Open eyes (la mia preferita del disco, anche per il testo). Il disco si chiude con altri due epzzoni: Freedom Line e l’eclettica e intensa Sandstorm woman che riassume perfettamente la bellezza di questo disco.
PHOSPHENE DREAM – THE BLACK ANGELS. Si respire aria fine anni 60 in quest’album dei Black of Angels. Il psych rock così come piace a me. Ci son pezzi come The Sniper o True Believe che sono delle piccole perle.
BUTTERFLIES HOUSE – THE CORAL. Gruppo pazzesco che rivisita a suo modo i suoni del passato, sfornando un disco psichedelico-progressive rock con contaminazioni folk che si incastrano alla perfezione. Davvero difficile una canzone non bella in quest’album; spiccano in particolare More than a lover, la leggere e coinvolgente she’s comin’around, la più introspettiva e cocente 100 years e la splendida e floydiana Circles.
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INNERSPEAKER – TAME IMPALA. Dopo due Ep pubblicati nel 2008, questa abnd australiana ritorna con un album di debutto di tutto rispetto dove la musica psichedelica spadroneggia con incursioni beatlesiane e riff più duri. La rivelazione del 2010.
Miniplaylist: 1 pezzo per ogni artista:
Alter ego - Tame Impala
Coral - Circles
The Sniper - The Black Angels
Desert God - Sleepy Sun
Tantrum barb - Animal Collective