da qui
Quando gli occhi di Viola incrociano quelli di Medardo, le possibilità esplodono come fuochi d’artificio. Si sprigionerà la passione dall’incontro fortuito nel viale che è l’unico elemento che li unisce, simbolo di una convergenza misteriosa e segno del destino? Si nasconde un segreto decisivo tra i filari di alberi che sembrano puntare all’infinito? Sarà la via della vita o il viale del tramonto? Una sorte luminosa, come in Gara di ballo di Baz Luhrmann o l’amore impossibile di Abelardo ed Eloisa, che il vortice di baci e amplessi conduce alla rovina, alla castrazione di ogni sogno, alla sepoltura comune nella tomba parigina a Père Lachaise? Quali opere potrebbero soccorrere in un approccio come questo? L’impeto rivoluzionario di Anna Karenina? L’amore-odio di Cime tempestose? L’incanto imprevedibile di Colazione da Tiffany? O la poesia struggente del Dottor Zivago e l’autodistruttività di Tenera è la notte? Negli occhi di Viola-Jennifer Morrison, Medardo legge la nobiltà minacciata dei Cavalieri della Tavola rotonda, la crisi giovanile di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, l’ambiguità di Memorie di una gheisha. Il viale degli olmi è lo schermo di un film in bianco e nero: vi si accavallano immagini insensate, slegate da qualunque canovaccio; i rami rinsecchiti sono mani alzate in segno d’impotenza, il cielo è una macchia bianca senza contenuto, depredato da una mano invisibile e spietata. Medardo e Viola comprendono nello stesso istante che nessuna memoria letteraria, nessun libro potrà assisterli in un frangente come questo: devono poggiarsi solo su se stessi; come lo scrittore, sono soli al cospetto del destino.