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23. Romero

Creato il 05 ottobre 2011 da Fabry2010
23. Romero

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La città è ingoiata dalla nebbia, si vede ancora la statua che allunga il braccio, all’apice del pathos, una coppia che procede lentamente, una mezza facciata di palazzo rassegnata a sparire in pochi istanti.
Pensavo di trovare una situazione più tranquilla, una città di sogno, la possibilità di tornare a generare nello spirito, di ritrovarmi con la gente.
Il canale è lo specchio in cui i pensieri diventano mattoni, finestre, cupole che s’infilano nel cielo.
C’era, poi, la differenza col mio predecessore, così diverso da me, nei modi e nelle idee.
Le nuvole sono macchie grige che l’azzurro sopporta per inerzia, un vaporetto produce una scia ondulata che svanisce quasi subito, come la vita.
Qualcuno disse che fui mandato qui perché ero scomodo, lo stesso destino di Montini, spostato a Milano dalla Segreteria di stato.
Il sole è una palla di fuoco lanciata all’orizzonte, rosso come le labbra, o le lotte operaie, come il sangue versato sui campi di battaglia.
Una battaglia dura contro il comunismo infiammava gli ordini provenienti d’Oltretevere.
Le luci dei negozi sono lampi nella pioggia, candele accese per vegliare morti che non trovano pace.
Il fumo si alza dal fondo della piazza, la gente corre impazzita, i cadaveri sono rannicchiati come feti.
E’ illecito iscriversi a partiti comunisti o dare a essi appoggio.
Il ponte si stende tra una riva e l’altra come una mano in cerca di calore, un vecchio legge un libro sotto la tenda bianca di un bar.
Si sente il rumore degli spari, le guardie si aggirano sicure, con camicie chiare e berretti a visiera.
E’ illecito pubblicare, diffondere o leggere libri, periodici, giornali o fogli volanti che sostengono la dottrina o la prassi del comunismo o collaborare in essi con degli scritti.
Sulla banchina, la gente con le torce contempla la città: un tappeto nero fitto di luci, una galassia di stelle in cui ciascuno crede di trovare il proprio sogno.
I fischi dell’esercito vorrebbero orientare la massa in fuga, un uomo ferito solleva a stento la testa, forse teme di essere schiacciato.
I fedeli che compiono consapevolmente e liberamente atti di cui ai nn. 1 e 2 non possono essere ammessi ai sacramenti.
Le ciminiere, all’orizzonte, sono dita delle mani di Dio, che implorano pietà.
Due giovani restano supini, sperando di evitare le pallottole, il fumo si sfibra e si condensa, al ritmo degli spari.
I fedeli che professano la dottrina del comunismo , materialista e anticristiano, e anzitutto coloro che la difendono o se ne fanno propagandisti, incorrono ipso facto, come apostati della fede cattolica, nella scomunica in modo speciale riservata alla Sede Apostolica.
La laguna è un occhio che mi guarda, labbra che sussurrano qualcosa che non riesco a decifrare.
Morì alle diciotto e ventisei di lunedì ventiquattro marzo del millenovecentottanta.



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